La finanza deve modernizzarsi o rischia di diventare irrilevante
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- Prima pubblicazione: 27 Maggio 2023
«La modernità ha fallito. Bisogna costruire un nuovo umanesimo altrimenti il pianeta non si salva».
Albert Einstein
Frank J. Fabozzi è una figura di spicco nella finanza moderna. Come accademico, ricercatore, autore e redattore, ha dato un contributo significativo alla nostra comprensione della disciplina.
Fabozzi ricopre, attualmente, il ruolo di Professore presso la Carey Business School della Johns Hopkins University e fa parte dell’Edhec Risk Institute. In passato ha insegnato Finanza presso l’EDHEC Business School e alla Yale School of Management.
Fabozzi ha all’attivo numerose pubblicazioni, tra cui tre libri scritti insieme ai premi Nobel Franco Modigliani e Harry Markowitz. Dal 1986 è redattore del Journal of Portfolio Management.
Nel corso della sua carriera, Fabozzi ha ricevuto numerosi riconoscimenti per i suoi contributi nel campo della finanza. Nel 2002 è stato inserito nella Hall of Fame della Fixed Income Analysts Society ed è stato insignito del premio C. Stewart Sheppard dal CFA Institute nel 2007. Nel 2015 ha ricevuto il premio James R. Vertin dalla CFA Institute Research Foundation per il suo rilevante lavoro di ricerca.
In un'intervista di qualche anno fa con il CFA Institute, Fabozzi ha espresso la sua critica all’economia e alla finanza accademica.
Secondo Fabozzi, i modelli costruiti dagli economisti considerano gli agenti di mercato – inclusi gli investitori – come robot che prendono decisioni in base a regole predefinite. Questi modelli sono chiamati “razionali” e sono gli strumenti principali utilizzati dagli economisti.
Tuttavia, questi modelli sono stati criticati della finanza comportamentale per la loro mancata corrispondenza tra il comportamento del modello e quello degli investitori reali. In uno speech tenuto all'Università della California - Santa Barbara nel 2003, Charlie Munger ha evidenziato come la psicologia non sia stata presa in considerazione nello sviluppo dei modelli economici.
Già qualche decennio prima, Daniel Kahneman e Amos Tversky avevano condotto numerose ricerche che contribuirono a gettare le basi della finanza comportamentale, approfondendo aspetti della psicologia cognitiva applicata all’ambito decisionale economico. In particolare, Kahneman e Tversky hanno contraddetto il principio di razionalità e di massimizzazione dell’utilità degli agenti economici su cui si fonda l’economia classica, dimostrando come gli individui seguano spesso comportamenti non razionali.
Nonostante questo, l'economia "classica" viene ancora oggi insegnata nelle università in modo più o meno identico a come veniva fatto prima dei contributi di Kahneman e Tversky.
Anche Fabozzi critica i modelli razionali e sostiene che il loro ruolo fondamentale nella finanza sia problematico. Secondo lui, le nuove scoperte che non sono coerenti con quei modelli vengono ignorate. Inoltre, nell’economia finanziaria, le deviazioni dei prezzi o dei rendimenti empirici dai modelli teorici vengono definite “anomalie” e non permettono una revisione e un adattamento dei modelli ai dati empirici.
Fabozzi spiega: “Il problema di affidarsi ai modelli razionali e di considerarli come base della finanza è che le nuove scoperte che non sono coerenti con le teorie fondamentali vengono respinte. Questo è il punto principale sul quale Sergio M. Focardi ed io ci siamo focalizzati quando abbiamo sostenuto che l’economia nella sua forma attuale non descrive la realtà empirica ma un mondo razionale idealizzato”.
Fabozzi discute anche l’uso improprio del calcolo e dell’analisi matematica avanzata nell’economia. Secondo lui, gli economisti hanno visto il successo del calcolo matematico in fisica e ingegneria e speravano di ripeterlo adottando lo stesso quadro concettuale. Tuttavia, questo approccio non si è rivelato efficace nel descrivere i fenomeni economici e finanziari.
Fabozzi suggerisce che gli economisti dovrebbero combinare strumenti matematici sofisticati e tecniche empiriche, riconoscendo i limiti di un campo in cui gli esperimenti sono raramente possibili.
Secondo Fabozzi, l’economia dovrebbe essere rifondata come scienza empirica. Nei programmi di finanza si dovrebbe includere la data science e si dovrebbero insegnare materie poco studiate in economia come la combinatoria, la teoria dei grafi, la kernel theory, la teoria dell’informazione, la matematica sperimentale, gli algoritmi, la teoria della complessità e le strutture dati. La sua opinione è che "si potrebbe insegnare più facilmente agli informatici che non agli studenti di economia a gestire i problemi della finanza".
Le intuizioni di Fabozzi offrono una prospettiva preziosa sullo stato attuale dell’economia e della finanza accademica e suggeriscono alcune direzioni per migliorare queste discipline.
Incorporando la data science e altri metodi computazionali nei programmi di finanza e rivedendo i modelli per adattarli ai dati empirici, è possibile perseguire una visione più scientifica ed empiricamente valida dell’economia.
Questa visione offre un percorso promettente per lo sviluppo dell'economia.