La consulenza finanziaria: principi generali e tipologie
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- Prima pubblicazione: 14 Agosto 2019
«Io sto ancora imparando».
Michelangelo
Quando si tratta di gestire il proprio patrimonio, che cosa è meglio fare? Studiare il più possibile fino a essere in grado di amministrarlo in prima persona o avvalersi di un professionista?
In molti forum finanziari, si raccomanda spesso di approfondire la propria educazione finanziaria, poiché nessuno può essere più interessato di noi stessi a gestire il nostro patrimonio in modo responsabile e trasparente.
Ma quanti di noi sono aperti a questa possibilità?
Non molti. Eppure, sarebbe bene fermarsi un attimo e cercare di capire perché sia importante farlo.
Il patrimonio che possediamo è il frutto del nostro lavoro, di quello dei nostri genitori o delle generazioni che ci hanno preceduto. Dopo la salute, è probabilmente il nostro asset più importante: non riservargli la giusta attenzione potrebbe costare molto caro.
Se decidiamo di investire nei mercati finanziari, dobbiamo capire che l'acquisizione di un certo numero di conoscenze è fondamentale per evitare di prendere direzioni pericolose.
Non basta, quindi, farsi affiancare da un professionista?
- Nel caso in cui abbiate già acquisito il livello di conoscenze richiesto, la risposta è positiva.
- Nel caso opposto, è negativa.
Negli investimenti finanziari, l’emotività gioca un ruolo fondamentale. È una variabile che in nessun altro campo è così rilevante.
I mercati sono volatili e quelli azionari variano molto più di quelli obbligazionari, seppure questi ultimi nel 2022 abbiano attraversato una delle crisi più gravi della loro storia.
I crolli improvvisi interrompono il cammino di crescita dei mercati che va avanti da secoli. Le crisi finanziarie sono il nemico numero uno degli investitori che non sono attrezzati ad affrontarle.
Per superare le crisi finanziarie, è importante comprendere alcuni concetti fondamentali:
- Perché non possono essere evitate.
- Il meccanismo che le genera.
- Cosa fare e cosa non fare per fronteggiarle o trasformarle in un'opportunità.
- L'impatto di breve e di lungo termine.
- L'importanza della capitalizzazione composta.
Inoltre, ci sono alcune conoscenze altrettanto indispensabili:
- I bias comportamentali: cosa sono e come possono mettere a rischio il nostro investimento.
- Perché il nostro portafoglio finanziario ha una certa asset allocation e come questa può aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo di investimento.
- Quali sono i rischi del nostro portafoglio e come mitigarli.
- Le principali strategie di investimento: le differenze tra un investimento in un’unica soluzione (PIC) e un piano di accumulo del capitale (PAC).
- L'impatto del rischio di cambio in termini di rendimento e volatilità.
Questi due elenchi potrebbero continuare a lungo ma, a grandi linee, contengono le nozioni che un investitore consapevole dovrebbe acquisire per massimizzare la probabilità di raggiungere il suo obiettivo di investimento.
Senza questo bagaglio di conoscenze, diventa problematico per un investitore superare i momenti difficili anche se affiancato da un buon consulente finanziario.
Durante una crisi, il lavoro del consulente diventa simile a quello di uno psicologo: cercherà di attenuare il nervosismo dei propri clienti con rassicurazioni incentrate sul recupero dei mercati finanziari. La conversazione verterà quasi sempre sul fatto che – come è accaduto in passato – anche questa volta gli indici finanziari invertiranno la loro tendenza e torneranno ai livelli pre-crisi, per poi continuare la loro corsa.
Ma quando una crisi si protrae troppo o le perdite superano il livello di tolleranza, il supporto di un consulente finanziario potrebbe non essere più sufficiente. Lo stress può spingere l’investitore a chiudere tutte le sue posizioni, anche se in forte perdita.
Le vittime predestinate sono la maggioranza degli investitori “fai da te” senza le giuste conoscenze finanziarie, ma anche alcuni di quelli supportati da un consulente.
Quando si scatena il panic selling, non c'è consulente che possa fermare le vendite. Ecco perché il successo di un investimento si costruisce prima di entrare nel mercato, non dopo.
Il consulente finanziario è molto utile per un investitore, ma il suo supporto dovrebbe concentrarsi nella formazione del cliente e nel lavoro di preparazione.
Naturalmente, la peggior cosa che un investitore privo delle conoscenze necessarie possa fare è gestire autonomamente il proprio portafoglio. L'esito del suo operato è scontato: danneggerà il suo patrimonio finanziario.
Finché non si diventa investitori consapevoli e ben preparati, la scelta naturale dovrebbe essere quella di affidarsi a un professionista. Una volta acquisite le giuste conoscenze, il consulente finanziario diventa un punto di riferimento con cui confrontarsi quando necessario e, in alcuni casi, potrebbe non essere più indispensabile.
Esistono varie tipologie di consulenza finanziaria: quale scegliere?
Quando decidiamo di affidarci a un professionista, è importante trovare un consulente che non operi in conflitto di interessi e agisca nel modo più trasparente possibile.
Che cosa vuol dire essere in conflitto di interessi?
Significa perseguire un fine che sia in contrasto con la deontologia della propria professione: in breve, un consulente finanziario dovrebbe mettere al primo posto gli interessi del cliente, non i propri. Se non lo fa, ci troviamo in presenza di un conflitto di interessi.
Esistono diverse tipologie di consulenti:
- Consulenti finanziari autonomi, detti anche consulenti finanziari indipendenti: non guadagnano in base al tipo di prodotto che consigliano e non hanno interesse a suggerire uno strumento finanziario perché più remunerativo per loro. A fronte del servizio, il cliente dovrà pagare un onorario. La fatturazione a tempo garantisce la massima trasparenza e il minimo conflitto di interessi tra il consulente e il cliente.
- Consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede (CFAOFS, ex promotori finanziari): guadagnano in base al prodotto utilizzato dal cliente. Più è costoso, maggiore è la remunerazione del consulente. I consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede possono di solito collocare i prodotti di molte società ma, su quelli della casa, il loro guadagno è ancora più alto. Questa tipologia di consulenza genera un conflitto di interessi. L'investitore non riceve una fattura dove vengono esplicitati i costi sostenuti, ma pagherà la consulenza in modo indiretto attraverso le commissioni applicate agli strumenti finanziari utilizzati.
- Banca/impiegati bancari: le banche hanno dei budget e degli obiettivi in termini di strumenti finanziari da collocare sul mercato. È probabile che il bancario addetto agli investimenti proponga quei prodotti che permetteranno di raggiungere il budget il più velocemente possibile. I prodotti suggeriti sono quasi esclusivamente della casa e hanno dei costi molto elevati. Il conflitto di interessi è massimo.
Esistono anche dei consulenti finanziari ibridi come, ad esempio, i consulenti abilitati all'offerta fuori sede che operano in regime di consulenza finanziaria autonoma.
Inoltre, è importante non fare di tutta l'erba un fascio: professionisti onesti, competenti e con un'elevata qualità morale esistono in tutte e tre le categorie, così come in ciascuna categoria si possono trovare soggetti meno preparati o dalla scarsa integrità.
Per un investitore, trovare un professionista con queste qualità deve essere il primo obiettivo: è la cosa più importante per lui e, allo stesso tempo, la sua sfida più difficile.
La collezione di articoli sulla "Consulenza finanziaria" contiene:
La consulenza finanziaria: principi generali e tipologie
La consulenza finanziaria a tariffa oraria
Tariffa oraria o percentuale? Minimizzare il conflitto di interessi nella consulenza finanziaria
L'etica e la sua importanza nella professione della consulenza finanziaria
I bias comportamentali e il ruolo del consulente finanziario
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