Attualità finanziaria? Molto rumore per nulla
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- Prima pubblicazione: 18 Novembre 2023
«L'actualité, c'est ce qui, ce matin, semble être quelque chose et, ce soir, ne sera plus rien».
Jean Mistler
Generalmente, non mi piace scrivere articoli di attualità. Cerco di evitarlo.
Non commento gli eventi salienti della settimana che si è conclusa e non provo a interpretare l’ultimo aumento dei tassi della Federal Reserve o la scelta di lasciarli invariati.
Tendo a non esprimere giudizi sulle ultime dichiarazioni di Christine Lagarde e non ho la pretesa di saperne più di lei. Solitamente, mi infastidiscono i numerosi post su LinkedIn in seguito a ogni suo intervento: li trovo intrisi di hindsight bias, il bias del senno di poi.
Eppure, sono consapevole che questi articoli ricevono la massima attenzione da parte del pubblico. Gli articoli di attualità sono probabilmente i più letti in assoluto, e il mondo finanziario non fa eccezione: anzi, gli investitori sono tra i maggiori fruitori di informazioni, specialmente quelle più recenti.
Questo atteggiamento nasconde l’ingenua speranza di capire prima degli altri come si muoverà il mercato.
Poche settimane fa, Hamas ha attaccato Israele e Israele ha risposto bombardando e invadendo la striscia di Gaza. È più che giusto che questi evenimenti siano commentati in continuazione nei notiziari televisivi e nei più importanti siti di informazione. Sarebbe forse meglio, però, se non apparissero immediatamente centinaia di post e di articoli che ci spiegano come e quando si muoverà il prezzo del petrolio e, di conseguenza, il mercato azionario, a seconda dei vari scenari che si potranno configurare.
In Italia, i Titoli di Stato potrebbero essere esclusi dall’ISEE. Non fa in tempo a uscire questa notizia che i social network e i siti finanziari sono saturi di commenti degli “esperti”: si discute sul perché sia o non sia una decisione adeguata, sui potenziali beneficiari, e sulla convenienza di incorporare immediatamente i BTP nel proprio portafoglio, anche per approfittare degli allettanti tassi di interesse attuali.
È fin troppo evidente il suggerimento, anche se non espresso apertamente, di rivedere la propria asset allocation o la propria strategia di investimento per non lasciarsi sfuggire questa potenziale occasione: si fa leva sul bias denominato FOMO (Fear Of Missing Out).
L’ultimo valore dell’inflazione è inferiore alle attese? Nel giro di pochi minuti, si possono leggere decine di post e di articoli che interpretano il dato in positivo o in negativo. Spesso, questi contributi si lanciano in ardite previsioni riguardo le possibili ripercussioni di questi dati sui mercati finanziari nei mesi seguenti.
Ogni tanto, anche io mi dedico alla lettura di articoli finanziari di attualità, soprattutto se sono stati scritti da persone che stimo o se sono pubblicati su siti finanziari che ritengo affidabili. Tuttavia, cerco di limitare questo genere di letture e, in particolare, tendo a non scrivere articoli simili.
Non è che non apprezzi l’idea di essere letto da molte persone: è solo che se dovessi scrivere questo genere di articoli, sarebbero sicuramente monotoni. Non ho la minima idea di come l’immobilità dei tassi da parte della FED possa influenzare i mercati. Non posso prevedere le fluttuazioni del prezzo del petrolio a seguito del conflitto tra Israele e Hamas. I singoli titoli di Stato non rientrano nei miei interessi e sono all’oscuro degli effetti sugli indici di Borsa di un tasso di inflazione al di sotto delle aspettative.
Come tutti, anche io ho un sacco di opinioni: sulla guerra, sull’inflazione, sui BTP e su qualsiasi cosa che sia capace di pensare. Ma la correlazione lineare tra le mie opinioni sugli effetti che questi avvenimenti avranno sul futuro e ciò che realmente accadrà è molto vicina a zero (no, non l’ho calcolata, ma è una delle poche stime che considero affidabili senza aver bisogno di Excel o R).
Il mio orizzonte temporale di investimento è di lungo termine, l’unico che ritengo sensato per gli investimenti. Sono consapevole che gli effetti a breve termine di qualsiasi evento non influenzeranno il mio investimento a lungo termine. È su questo che cerco di mantenere la mia attenzione. Tutto ciò che è accaduto ieri e oggi, e tutto ciò che accadrà domani, non avrà un impatto specifico sul rendimento di un investimento di lungo termine.
Non importa ciò che succede oggi. Ogni giorno si verifica un evento significativo per i mercati finanziari, che assorbono tutte le informazioni e si muovono in modo assolutamente casuale a breve e medio termine. Ma è soltanto nel lungo termine che i mercati diventano più facilmente prevedibili.
Più a lungo si detiene un portafoglio:
- Maggiore sarà, in media, il rendimento finale.
- Minore sarà, in media, la probabilità di ottenere un rendimento negativo.
Il grafico sottostante mostra il rendimento minimo, mediano e massimo, nonché il primo e il terzo quartile, dell’indice MSCI ACWI per holding period nell’arco temporale che va dal 1995 al 2022:
In generale, si nota che i rendimenti negativi – quelli al di sotto della linea rossa orizzontale – sono stati molto meno frequenti di quelli positivi. Inoltre, a partire da un holding period di 12 anni, si sarebbe sempre ottenuto un rendimento positivo.
È importante sottolineare che questa asset allocation è interamente azionaria: un portafoglio bilanciato, la soluzione scelta dalla maggior parte degli investitori, avrebbe registrato ancora meno rendimenti negativi e avrebbe probabilmente iniziato a produrre rendimenti sempre positivi già dopo 6 o 7 anni.
Purtroppo, questi eccellenti rendimenti non riflettono i risultati che la maggior parte degli investitori ha ottenuto nel periodo analizzato. Gli investitori hanno registrato rendimenti molto più bassi per vari motivi:
- Hanno continuamente movimentato il loro portafoglio nella speranza di “indovinare” il titolo giusto.
- Non sono rimasti sul mercato in maniera continuativa.
- Hanno tentato di anticipare i movimenti del mercato.
- Hanno venduto parte o tutto il loro portafoglio durante le crisi finanziarie e hanno acquistato nei momenti di euforia, seguendo i loro numerosi bias, inevitabili in quanto esseri umani prima ancora che investitori quando il livello di conoscenza finanziaria non è sufficientemente alto.
In altre parole, si sono concentrati troppo sul breve e troppo poco sul lungo termine.
Forse, hanno letto o ascoltato troppi articoli finanziari che commentavano gli eventi attuali, invece di ignorarli e rimanere fedeli alla loro strategia e alla loro asset allocation di lungo termine.