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L'importanza dei rendimenti Total Return

Riconsiderare i rendimenti Total Return: una nuova prospettiva per l'industria finanziaria


07Lug2024

Information
Andrea Gonzali Fondi, ETF e Indici 564 hits
Prima pubblicazione: 07 Luglio 2024

«È una mente ristretta quella che non può guardare un soggetto da diverse prospettive».

George Eliot

Negli ultimi anni, la comunità finanziaria sta riscoprendo l'importanza di utilizzare indici Total Return, anziché indici Price Return, per valutare i rendimenti dei mercati.

Un paper di Samuel Hartzmark e David Solomon, intitolato "Reconsidering Returns", ha messo in luce questa necessità, evidenziando come l'uso degli indici Price Return porti a una sistematica sottovalutazione dei rendimenti di mercato.

Il paper analizza le ragioni storiche dietro questa pratica, le sue implicazioni per gli investitori e le potenziali soluzioni per promuovere l'adozione degli indici Total Return.

Il Problema degli Indici Price Return

Samuel Hartzmark evidenzia l'uso prevalente degli indici Price Return, che escludono i dividendi, rispetto agli indici Total Return, che includono sia le variazioni di prezzo che i dividendi.

Sebbene la formula del rendimento totale, analizzata nel secondo articolo di questa collezione dedicata agli indici di mercato, sia ampiamente accettata nella teoria finanziaria, nella pratica è difficilmente applicata.

I media finanziari, i siti web, gli investitori e persino gli economisti tendono a utilizzare gli indici Price Return come metrica predefinita, causando una visione distorta delle performance di mercato.

Samuel Hartzmark è stato recentemente intervistato da Mark Hebner, CEO di Index Fund Advisors, e ha discusso molti dei concetti riportati in questo articolo. Il video è disponibile al link seguente: IFA.com - Should We Be Reconsidering Returns?

Mark Hebner ha anche condiviso la sua esperienza personale, che lo ha portato ad approfondire l'importanza di questo problema: durante il 25° anniversario della sua azienda, ha chiesto ai suoi gestori di portafoglio di analizzare la performance dello S&P 500 durante quel periodo. La maggior parte di loro ha calcolato il rendimento dello S&P 500 nella sua versione classica, quella Price Return.

Non era la risposta che Mark Hebner si aspettava, dal momento che il rendimento dello S&P 500 Price Return è stato significativamente inferiore a quello Total Return, che include anche i dividendi.

Per Mark, questa è stata una vera e propria rivelazione: gli ha permesso di riflettere sulla notevole differenza tra le due metriche e sul potenziale fraintendimento delle performance di mercato.

L'uso abituale degli indici Price Return ha radici storiche. Prima del fondamentale paper di Miller e Modigliani del 1961, intitolato "Dividend policy, growth, and the valuation of shares", c'era molta confusione e mancanza di consenso su come misurare la performance delle azioni: venivano utilizzati diversi approcci, come ad esempio quelli che si concentravano esclusivamente sui dividendi o sulla variazione dei prezzi.

Il paper di Miller-Modigliani fece chiarezza, stabilendo che la misurazione Total Return fosse quella corretta per calcolare il rendimento. Sarebbe comunque passato molto tempo prima che questo concetto venisse accettato e implementato.

Storicamente, l'uso degli indici Price Return si è affermato principalmente per la loro semplicità di calcolo e facilità di utilizzo. Purtroppo, questa semplicità ha finito per ostacolare una piena comprensione della performance degli investimenti, poiché tali indici non tengono conto dei dividendi, una componente fondamentale dei rendimenti complessivi.

Implicazioni per gli Investitori

L'uso degli indici Price Return ha implicazioni significative per gli investitori. Hartzmark suggerisce che alcuni enigmi finanziari, come la riluttanza degli investitori a partecipare nei mercati azionari, potrebbero essere spiegati dalla sistematica sottovalutazione dei rendimenti dovuta all'uso di questa tipologia di indici.

In altre parole, il comportamento e le decisioni degli investitori potrebbero essere influenzati dalla percezione di rendimenti più bassi di quelli reali, dato che si basano sugli indici Price Return.

Il problema si estende anche alla misurazione delle performance dei fondi comuni d'investimento e dei gestori di fondi. Il paper di Hartzmark e Solomon evidenzia come questa misurazione errata possa far sì che tra i benchmark dei fondi comuni spesso si trovino indici Price Return, creando un'illusione di sovraperformance.

Hartzmark cita alcuni esempi in cui certi fondi comuni hanno visto aumentare gli afflussi di capitale perché avevano superato l'indice S&P 500 Price Return. Un confronto del genere, tuttavia, è irrilevante, perché il benchmark è sbagliato.

La sottovalutazione dei rendimenti può influenzare negativamente il comportamento degli investitori, portandoli a prendere decisioni basate su informazioni incomplete o fuorvianti. Gli investitori potrebbero essere dissuasi dall'entrare nel mercato o adottare strategie di investimento più conservative rispetto a quelle che adotterebbero se avessero una visione più corretta dei rendimenti storici.

Ad esempio, un investitore che osserva il rendimento dell'indice S&P 500 Price Return potrebbe concludere che un rendimento annualizzato del 5-6% non è molto più alto di quello del mercato obbligazionario. Includendo i dividendi, però, e considerando che l'indice S&P 500 Total Return ha ottenuto nello stesso periodo un rendimento annualizzato del 9-10%, le conclusioni potrebbero essere totalmente diverse.

Una differenza del 3-4% annualizzato ha un impatto enorme sulla crescita del portafoglio nel lungo termine.

L'Adozione degli Indici Total Return

Per risolvere questo problema, Hartzmark suggerisce di cambiare la tipologia degli indici a cui sia gli investitori che i mass media fanno solitamente riferimento: il passaggio agli indici Total Return sarebbe la soluzione più semplice per tutti.

Gli indici Total Return rappresenterebbero una metrica corretta dei rendimenti senza richiedere una comprensione approfondita dei concetti sottostanti. Questa soluzione è, purtroppo, soltanto apparentemente semplice: l'inerzia dell'industria richiede uno sforzo notevole per essere fermata.

Un esempio di successo dell'adozione degli indici Total Return si può trovare in Germania, dove l'indice DAX include sia i prezzi che i dividendi. Questo indice Total Return fornisce una visione più chiara e precisa delle performance di mercato e potrebbe servire da modello per altri paesi.

Per ottenere il risultato desiderato, è necessario anche il coinvolgimento dei media finanziari, che giocano un ruolo cruciale nel determinare quali metriche vengono utilizzate dagli investitori. Se alcune delle principali testate finanziarie, come il WSJ (Wall Street Journal) o CNBC, adottassero e promuovessero gli indici Total Return, si potrebbe creare una pressione significativa per una modifica delle regole a livello globale.

In questo potenziale cambiamento emerge un ulteriore aspetto: la diffusa mancanza di comprensione su come funziona veramente la capitalizzazione composta e sull'importanza di un'attenta valutazione dei rendimenti annualizzati dei mercati. Ad esempio, un ± 1% annualizzato può avere un impatto significativamente diverso sulla performance di un investimento in funzione della sua base di calcolo.

Dedicheremo il prossimo articolo all'approfondimento di questo importante concetto.


La collezione di articoli sugli "Indici di mercato" contiene:

1. Nascita ed evoluzione degli indici di mercato

2. Definizione, calcolo, costruzione e gestione degli indici di mercato

3. I metodi di ponderazione dei titoli costituenti: indici Price, Equal, Market-Cap, Float-Adjusted Market-Cap e Fundamental Weighted. Ribilanciamento e ricostituzione

4. Confronto tra indici Price, Equal e Market-Cap Weighted in due periodi storici: quali differenze di performance emergono?

5. Le differenze tra gli indici Price e Total Return: la necessità di riconsiderare i rendimenti

6. L'importanza della capitalizzazione composta e l'impatto esponenziale di ogni 1% in più di rendimento annualizzato

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