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Un confronto tra la prima e la seconda generazione della finanza comportamentale: dall'irrazionalità alla normalità

Un confronto tra la prima e la seconda generazione della finanza comportamentale: dall'irrazionalità alla normalità


15Set2024

Information
Andrea Gonzali Finanza comportamentale 158 hits
Prima pubblicazione: 15 Settembre 2024

«In the 1940s, economics started getting highly mathematical. It was basically because economists weren't smart enough to write down models of real behavior that they started writing down models of highly rational behavior - and they kind of forgot about humans».

Richard Thaler

La finanza comportamentale è stata plasmata da due generazioni di pensiero: la prima si è focalizzata principalmente sugli errori e sulle irrazionalità nelle decisioni finanziarie, mentre la seconda adotta una visione più sfumata, abbracciando le complessità della natura umana e ampliando la comprensione delle motivazioni degli investitori.

Questo articolo esplora le principali distinzioni tra queste due generazioni, esaminando le loro prospettive sul comportamento degli investitori e le implicazioni per i professionisti degli investimenti.

Indice

  1. Prima generazione della Finanza Comportamentale: irrazionalità ed errori cognitivi
  2. Seconda generazione della Finanza Comportamentale: riconoscere la normalità degli investitori
  3. Conclusioni

Prima generazione della Finanza Comportamentale: irrazionalità ed errori cognitivi

Ivan Aivazovsky, First train in Feodosia (1892)

«We don't see very far in the future, we are very focused on one idea at a time, one problem at a time, and all these are incompatible with rationality as economic theory assumes it».

Daniel Kahneman

La prima generazione della finanza comportamentale, nata come risposta alle teorie finanziarie tradizionali, era radicata nella convinzione che gli investitori spesso si allontanano dalle decisioni razionali a causa di vari bias psicologici.

Questo approccio accettava in gran parte il presupposto centrale della finanza tradizionale, secondo cui gli investitori sono principalmente guidati da benefici utilitaristici, ovvero dalla ricerca della ricchezza. Tuttavia, riconosceva che, nella pratica, gli investitori prendono frequentemente decisioni che sembrano irrazionali se viste attraverso la lente della pura utilità economica.

Il fulcro della finanza comportamentale di prima generazione è l'idea che gli errori cognitivi ed emotivi siano i principali motori del comportamento irrazionale degli investitori.

Ricercatori come Daniel Kahneman e Amos Tversky hanno evidenziato come le euristiche – scorciatoie mentali utilizzate per semplificare il processo decisionale – possano spesso condurre a errori prevedibili.

Un elemento centrale del loro lavoro è la Teoria del prospetto (Prospect theory), che descrive come le persone valutano le perdite e i guadagni in modo asimmetrico.

Secondo questa teoria, gli individui attribuiscono un valore emotivo maggiore alle perdite rispetto ai guadagni equivalenti, un fenomeno noto come avversione alla perdita.

Questo può portare a decisioni irrazionali, come evitare investimenti potenzialmente vantaggiosi per timore di perdite o mantenere posizioni perdenti troppo a lungo nella speranza di recuperare.

La Teoria del prospetto spiega anche perché gli investitori possono essere avversi al rischio quando si tratta di guadagni ma propensi al rischio in situazioni di perdita.

Ad esempio, un investitore potrebbe preferire un guadagno certo piuttosto che tentare di ottenere un guadagno maggiore con rischio, oppure rifiutare una perdita certa nella speranza di recuperare, anche se ciò comporta un rischio maggiore.

La finanza comportamentale di prima generazione ha anche esplorato come il modo in cui le scelte vengono presentate, noto come effetto framing, possa influenzare le decisioni degli investitori.

Questo fenomeno suggerisce che le persone reagiscono in modo diverso a seconda di come le informazioni sono formulate, anche se i dati fondamentali rimangono gli stessi.

Ad esempio, un portafoglio descritto come avente "il 75% di probabilità di successo" può essere percepito più positivamente rispetto a uno con "il 25% di probabilità di fallimento", nonostante le due affermazioni siano statisticamente equivalenti.

Un ulteriore errore cognitivo evidenziato è il bias dell'ancoraggio. Gli investitori spesso si fissano su punti di riferimento specifici, come il prezzo d'acquisto iniziale di un'azione o una previsione di utili aziendali, permettendo a questi riferimenti di influenzare eccessivamente le loro decisioni.

Questo avviene anche quando nuove informazioni suggerirebbero la necessità di rivedere tali aspettative, portando a decisioni che non riflettono pienamente le attuali condizioni di mercato.

La finanza comportamentale di prima generazione comprende una gamma molto più ampia di teorie e concetti rispetto a quelli brevemente menzionati sopra. Speriamo comunque che questa sintesi sia sufficiente a fornire un'idea generale dei suoi principi fondamentali e della sua importanza nel campo dell'economia e della finanza.

Seconda generazione della Finanza Comportamentale: riconoscere la normalità degli investitori

Mark Lancaster, Second spread (1966)

«The rational investors described in standard finance know that markets are hard to beat, but many of the normal investors described in behavioral finance believe that markets are easy to beat. In truth, the market beats most investors who attempt to beat it».

Meir Statman

La seconda generazione della finanza comportamentale si distanzia dall'enfasi sull'irrazionalità e sugli errori, presentando gli investitori come individui "normali", con una gamma di motivazioni che va oltre la semplice ricerca della massimizzazione della ricchezza.

Questo nuovo orientamento, sviluppato principalmente dall'economista Meir Statman, mira a comprendere l'intero spettro di ciò che gli investitori realmente desiderano dai loro investimenti.

La finanza comportamentale di seconda generazione rifiuta la rigida separazione tra comportamento razionale e irrazionale, proponendo che gli investitori siano persone "normali" che prendono decisioni basate su una complessa interazione di fattori utilitaristici, espressivi ed emotivi.

Non sono semplici massimizzatori di utilità, ma individui le cui scelte riflettono una varietà più ampia di preferenze personali e motivazioni.

Ad esempio, gli investitori potrebbero decidere di allocare i loro fondi in investimenti socialmente responsabili o ecologicamente sostenibili, anche se questi offrono rendimenti attesi inferiori rispetto agli investimenti tradizionali.

Dal punto di vista della prima generazione, tale decisione potrebbe apparire irrazionale; tuttavia, la seconda generazione riconosce che queste scelte riflettono benefici espressivi, come il desiderio di investire in modo coerente con i propri valori e la propria identità.

Uno dei contributi significativi della finanza comportamentale di seconda generazione è il riconoscimento che gli investitori sono motivati da più del semplice guadagno finanziario.

Essi cercano anche benefici espressivi ed emotivi dai loro investimenti. I benefici utilitaristici riguardano i guadagni pratici e finanziari che un investimento offre, mentre i benefici espressivi riflettono come un investimento rappresenta i valori, l'identità o lo status dell'investitore.

I benefici emotivi, invece, sono legati alle sensazioni che una scelta di investimento può evocare, come eccitazione, soddisfazione o tranquillità.

Per esempio, un investitore potrebbe destinare una parte del proprio portafoglio a un "conto di divertimento", investendo in azioni o attività altamente speculative per il brivido che offrono, pur essendo consapevole del maggior rischio e delle potenziali perdite.

Questo comportamento è guidato da benefici emotivi, dato che alcuni investitori possono trarre piacere dall'emozione associata a opportunità ad alto rischio e alto rendimento.

Un aspetto fondamentale della finanza comportamentale di seconda generazione è la distinzione tra errori cognitivi e desideri autentici degli investitori. Sebbene scorciatoie cognitive ed emotive possano ancora portare a errori, questo approccio sottolinea che non tutte le deviazioni dai modelli finanziari tradizionali rappresentano errori.

Gli investitori possono consapevolmente rinunciare a parte dei benefici utilitaristici, come rendimenti più elevati, per perseguire obiettivi espressivi o emotivi.

Questa prospettiva suggerisce che i professionisti degli investimenti non dovrebbero sempre interpretare il comportamento dei clienti attraverso la lente dell'irrazionalità, ma piuttosto sforzarsi di comprendere l'intera gamma di motivazioni che guidano le loro scelte.

Una persona che decide di investire nella green economy, pur sapendo che potrebbe offrire rendimenti inferiori, non sta necessariamente commettendo un errore cognitivo: sta dando priorità al beneficio espressivo di allineare i propri investimenti ai propri valori personali, come la sostenibilità ambientale.

Il passaggio dalla prima alla seconda generazione della finanza comportamentale ha importanti implicazioni per i professionisti del settore.

Comprendere che gli investitori sono motivati da più che semplici rendimenti finanziari permette ai consulenti di offrire servizi più personalizzati e di creare portafogli che riflettano meglio le preferenze e gli obiettivi individuali dei clienti.

Abbracciando l'idea che gli investitori siano guidati da una varietà di desideri utilitaristici, espressivi ed emotivi, i professionisti possono sviluppare una comprensione più profonda delle ragioni che spingono i clienti a prendere determinate decisioni.

Questo consente di andare oltre l'obiettivo esclusivo di massimizzare la ricchezza, adattando i consigli per soddisfare le diverse motivazioni dei clienti, che si tratti di una preferenza per un portafoglio ESG o un investimento altamente speculativo.

Oltre a fornire consulenze personalizzate, i professionisti possono svolgere un ruolo chiave nell'educare i clienti sui bias e sugli errori cognitivi che potrebbero influenzare le loro decisioni.

Aiutando i clienti a diventare più consapevoli di questi bias, è possibile guidarli verso scelte di investimento più informate e ponderate, migliorando in ultima analisi i risultati a lungo termine.

Conclusioni

Alfred Stevens, The final look (1906)

«Su di un cerchio ogni punto d’inizio può anche essere un punto di fine».

Eraclito

L'evoluzione dalla prima alla seconda generazione della finanza comportamentale rappresenta un passaggio dall'enfasi sugli errori e sull'irrazionalità all'accettazione della complessità del comportamento umano.

Riconoscendo che gli investitori sono individui "normali" con desideri che vanno oltre la semplice massimizzazione della ricchezza, la finanza comportamentale di seconda generazione offre un quadro più completo per comprendere le loro azioni.

Per i professionisti degli investimenti, questo cambiamento fornisce preziose intuizioni che possono portare a consulenze più personalizzate, migliori relazioni con i clienti e strategie di investimento più efficaci.

Ciò non significa che la finanza comportamentale di prima generazione debba essere definitivamente accantonata. Al contrario, l'opera di Kahneman e Tversky – e in particolare il libro Pensieri lenti e veloci di Kahneman – rimane una fonte inesauribile di ispirazione e una miniera di idee su cui c'è ancora molto da riflettere.

Le loro profonde intuizioni sul funzionamento della mente umana, insieme al notevole contributo di Statman che le ha ulteriormente sviluppate, continuano a offrire preziosi spunti per approfondire la comprensione delle decisioni degli investitori.

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