L'overconfidence bias e i suoi pericoli
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- Prima pubblicazione: 08 Aprile 2024
«The greatest enemy of knowledge is not ignorance. It is the illusion of knowledge».
Stephen Hawking
Il fenomeno dell'eccesso di fiducia, noto come overconfidence bias nella psicologia comportamentale, è una distorsione cognitiva che può avere un impatto significativo in una vasta gamma di discipline, in quanto può portare a fare scelte poco razionali e più rischiose.
L'overconfidence bias si manifesta in campi scientifici che vanno dalla psicologia, dove può modificare la percezione dei pazienti, alla medicina, dove può causare errori diagnostici o scelte cliniche precipitose.
In ingegneria, l'eccesso di fiducia contribuisce alla sottovalutazione dei rischi associati a specifici progetti mentre nel management aziendale spinge verso decisioni imprenditoriali eccessivamente ottimistiche.
Nell'attività giudiziaria, invece, l'eccessiva sicurezza nelle proprie valutazioni potrebbe portare un magistrato a emettere una sentenza basata più sulla percezione personale che non su un'analisi equilibrata di tutte le prove disponibili.
Sebbene sia presente in molti settori, è probabilmente nel mondo degli investimenti finanziari che l'overconfidence bias ha l'impatto più marcato, distorcendo le decisioni di investimento in maniera tale da poter compromettere le prestazioni degli investimenti e l'equilibrio dei mercati finanziari.
Indice
- Cos'è l'overconfidence bias
- Le conseguenze dell'eccesso di fiducia in sé stessi negli investimenti
- Letteratura sull'overconfidence bias
- Superare l'overconfidence bias: conclusioni
1. Cos'è l'overconfidence bias
«We are prone to overestimate how much we understand about the world and to underestimate the role of chance in events. Overconfidence is fed by the illusory certainty of hindsight».
Daniel Kahneman
Una delle distorsioni cognitive più comuni tra gli investitori è l'overconfidence bias.
Questo fenomeno si verifica quando gli individui – in questo caso gli investitori – ripongono una fiducia eccessiva nelle proprie conoscenze, intuizioni e capacità decisionali, sopravvalutando la precisione delle proprie previsioni e sottovalutando i potenziali rischi.
In parole povere, l'overconfidence bias porta gli investitori a credere di essere più competenti di quanto siano in realtà.
Tale eccesso di fiducia può manifestarsi in diverse forme:
- Illusione del controllo. Attraverso le loro decisioni, gli investitori credono di essere in grado di gestire e controllare tutti gli effetti che derivano dalle fluttuazioni dei mercati finanziari. In realtà, ignorano il ruolo del caso e degli eventi esterni.
- Illusione di superiorità. La maggior parte degli individui si considera dotata di capacità di investimento al di sopra della media. Ovviamente si tratta di un paradosso perché, considerando l'intera popolazione, è impossibile che la maggioranza delle persone si collochi sopra alla media.
- Effetto pseudo certezza. Molte volte, le persone ritengono certo l'esito di un investimento: in realtà, questa certezza è soltanto un'illusione. Si consideri, ad esempio, gli investimenti privi di rischio, i cui rendimenti sono generalmente ritenuti sicuri al 100%: purtroppo, le cose non stanno così.
L'overconfidence bias affonda le sue radici nella psicologia umana e viene alimentato da questi due elementi:
- La nostra tendenza a interpretare selettivamente le informazioni passate, ricordando con maggior facilità i successi rispetto ai fallimenti.
- L'inclinazione a percepire le nostre azioni in modo positivo.
Queste distorsioni cognitive portano a sopravvalutare le proprie capacità analitiche e previsionali, favorendo decisioni apparentemente logiche, ma che non prendono in considerazione come dovrebbero l'incertezza e la complessità dei mercati finanziari.
Essere consapevoli dell'esistenza e degli effetti dell'overconfidence bias è il primo passo per mitigarne l'impatto.
Gli investitori consapevoli possono valutare più criticamente le proprie convinzioni e le proprie azioni, sviluppando un approccio agli investimenti più obiettivo e realistico.
2. Le conseguenze dell'eccesso di fiducia in sé stessi negli investimenti
«Let's not be overconfident, we still have to count the votes».
Harold Washington
L'overconfidence bias non influisce soltanto sulle aspettative degli investitori: influenza anche la loro operatività nei mercati finanziari.
Questo bias cognitivo si manifesta in vari aspetti che coinvolgono un investimento finanziario, ciascuno dei quali meriterebbe un'analisi approfondita: selezione dei titoli, reazione agli eventi del mercato, frequenza dell'operatività e sottovalutazione dei rischi.
Per quanto riguarda la selezione dei titoli, gli investitori tendono a sovrastimare la propria capacità di selezionare i titoli che otterranno delle performance superiori a quelle del mercato (stock picking) o di anticipare i trend del mercato (market timing).
Di conseguenza, molti investitori si ritroveranno con un portafoglio eccessivamente concentrato su pochi titoli o settori, oppure fuori dai mercati in periodi di crescita degli stessi.
Un'eccessiva fiducia nelle proprie previsioni può rendere gli investitori poco inclini a reagire ai segnali di cambiamento delle condizioni del mercato. Pensiamo, ad esempio, ai gestori dei fondi attivi, che per lavoro devono in continuazione effettuare scelte finalizzate a battere la performance di un certo benchmark: fermi sulle loro posizioni iniziali, potrebbero mantenere in portafoglio titoli non redditizi per troppo tempo, perdendo buone occasioni per guadagnare di più.
La convinzione di anticipare e sfruttare i movimenti di mercato può inoltre portare a un'eccessiva operatività. L'essere sempre attivi sui mercati finanziari illude gli investitori di poter migliorare la performance dei loro portafogli. In realtà, l'eccessiva movimentazione dei titoli peggiora quasi sempre il risultato finale: l'unica certezza è quella di aumentare le commissioni di transazione pagate.
Come abbiamo precedentemente sottolineato, sottovalutare i rischi può influire negativamente sugli investimenti. Una fiducia eccessiva può portare a ignorare o minimizzare le conseguenze di possibili scenari avversi, credendo che le situazioni favorevoli si ripresentino o perdurino nel tempo.
Un portafoglio costruito sotto l'effetto dell'overconfidence bias tende generalmente a essere meno diversificato e più esposto ai rischi specifici. Sebbene questi portafogli possano registrare prestazioni superiori nel breve termine, sono però esposti a maggiori rischi in periodi recessivi.
In queste fasi, la poca diversificazione può portare a perdite significative.
3. Letteratura sull'overconfidence bias
«We're blind to our blindness. We have very little idea of how little we know. We're not designed to know how little we know».
Daniel Kahneman
I primi studi sull'overconfidence risalgono probabilmente al 1928, quando Burgess scrisse l'articolo Factors determining success or failure on parole.
Dopo aver esaminato i casi di 3.000 ex detenuti in libertà vigilata, Burgess scoprì che le previsioni di tre psichiatri, basate sull'analisi dei loro dossier, erano leggermente più precise di un modello da lui sviluppato, basato su 21 criteri, nell'individuare chi avrebbe avuto successo nella libertà vigilata (cioè, coloro che si sarebbero comportati correttamente una volta rilasciati).
Tuttavia, riscontrò che le previsioni psichiatriche erano significativamente meno affidabili nel prevedere chi avrebbe fallito, ovvero quali sarebbero stati quei detenuti che avrebbero di nuovo commesso reati.
Negli anni sono stati tanti ad aver analizzato il fenomeno dell'overconfidence bias, anche se non da subito è stato definito in questo modo.
Un importante passo in questa direzione avviene nel 1954, quando Meehl – dai cui studi, come vedremo in seguito, si è ispirato Kahneman – pubblica quello che poi ribattezzerà My disturbing little book oltre 30 anni più tardi: Clinical versus statistical prediction: A theoretical analysis and a review of the evidence.
Nel 1965, invece, Oskamp pubblica il paper intitolato Overconfidence in case-study judgments, nel quale rivela un divario tra la fiducia degli psicologi nelle loro valutazioni e l'effettiva precisione di queste ultime.
Oskamp conclude che nonostante l'accesso a maggiori informazioni porti gli psicologi a sentirsi più sicuri nelle loro valutazioni, a questa maggiore fiducia non corrisponde una maggiore precisione nelle conclusioni.
Il lavoro di Oskamp suggeriva quindi che un aumento della fiducia in sé stessi non doveva essere automaticamente interpretato come un segno di maggiore competenza o precisione nelle decisioni cliniche.
Negli ultimi decenni, molti studiosi hanno iniziato ad approfondire l'impatto dell'overconfidence bias sulle decisioni degli investitori e sulla performance dei loro portafogli.
Nello suo straordinario libro Thinking, Fast and Slow, Daniel Kahneman dedica la terza parte dell'opera all'Overconfidence, analizzando come le persone tendano a sopravvalutare le proprie conoscenze, la capacità di fare previsioni accurate e quella di controllare gli eventi.
Kahneman spiega in che modo l'eccesso di fiducia possa condurre a decisioni sbagliate, con un'enfasi particolare sugli investimenti.
La sua analisi è articolata in sei sezioni: The illusion of understanding, The illusion of validity, Intuitions vs. Formulas, Expert intuition: when can we trust it?, The outside view e The engine of capitalism.
Ciascuna di queste sezioni tratta concetti che rivestono un'importanza assoluta nel mondo degli investimenti ed è impossibile discuterne in profondità in queste poche righe. Verranno quindi soltanto accennati i temi affrontati in ciascuna sezione.
1. The illusion of understanding. Gli esseri umani tendono a credere di poter interpretare il passato in modo da prevedere il futuro. Kahneman sottolinea come questa convinzione sia, in realtà, un'illusione, poiché il passato viene sempre interpretato in modo retrospettivo, facendo credere alle persone di identificare legami di causa-effetto che sembrano logici soltanto a posteriori.
Kahneman utilizza la storia di successo di Google come esempio. A posteriori, numerosi analisti ed esperti hanno spiegato il successo di Google come inevitabile, attribuendolo al talento eccezionale dei fondatori e a decisioni strategiche eccellenti. Ciò che non viene quasi mai preso in considerazione, però, è che insieme all'indiscutibile talento anche il caso ha avuto un ruolo fondamentale, così come altri fattori imprevedibili che hanno giocato un ruolo cruciale nel successo dell'azienda.
2. The illusion of validity. In questa affascinante sezione, Kahneman evidenzia come, nonostante le evidenze suggeriscano il contrario, le persone mantengano una grande fiducia nella validità dei loro giudizi e delle loro previsioni. Questa fiducia rimane incrollabile anche quando i dati dimostrano chiaramente che tali giudizi o previsioni sono sbagliati.
Kahneman introduce l'argomento con un esempio eloquente. Nel 1984, insieme ad Amos Tverski e Richard Thaler, visitò una "Wall Street firm", probabilmente una banca, una società di investimento o un hedge fund.
Kahneman, uno psicologo che all'epoca aveva una conoscenza limitata del settore finanziario, chiese a un gestore degli investimenti esperto chi fossero gli acquirenti delle azioni che lui vendeva. Il gestore rispose facendo un cenno in direzione della finestra, suggerendo che i compratori fossero situati negli uffici vicino al suo, probabilmente colleghi di aziende concorrenti.
Kahneman trovò peculiare che, disponendo delle stesse informazioni, alcuni analisti scegliessero di vendere azioni che altri decidevano di comprare. Come potevano emergere decisioni così contrastanti?
Da quel momento, Kahneman ha continuato a riflettere su come un'industria così vasta come quella finanziaria possa basarsi in gran parte su un'illusione di competenza che gli attori del settore non sembrano, in realtà, possedere.
3. Intuitions vs. Formulas. Questa sezione mette a confronto l'affidabilità delle intuizioni umane rispetto agli algoritmi statistici in ambito decisionale, arrivando a conclusioni nette: in molti casi, le decisioni basate su semplici algoritmi automatizzati si dimostrano più efficienti delle intuizioni degli esperti, specialmente in contesti complessi.
Questi risultati dimostrano i limiti dell'intuizione umana e l'importanza di approcci più oggettivi e basati sui dati. Al riguardo, Kahneman fa riferimento a uno studio di Meehl, intitolato Clinical vs. Statistical Prediction: A Theoretical Analysis and a Review of the Evidence.
Lo studio evidenziava come un semplice algoritmo fosse in grado di prevedere con maggiore accuratezza i risultati finali degli studenti al primo anno delle scuole superiori, rispetto alle valutazioni effettuate da vari esperti.
Questi ultimi, nonostante un colloquio di 45 minuti con ciascuno studente e l'accesso a un ampio ventaglio di informazioni (più di quelle messe a disposizione dell'algoritmo), non riuscivano a eguagliare la precisione dell'algoritmo.
4. Expert intuition: when can we trust it? In questa sezione, Kahneman analizza le circostanze in cui le intuizioni degli esperti possono essere considerate affidabili. Se è vero che l'esperienza aumenta la fiducia nelle proprie idee, è altrettanto vero che l'esperienza non aumenta, necessariamente, la correttezza delle proprie idee.
Chi fosse interessato ad approfondire questa tematica può leggere il nostro articolo Quanto conta l'intuizione e l'esperienza nelle previsioni dei mercati?
5. The outside view. Questa sezione introduce il concetto di "visione esterna", in contrasto con la "visione interna" che le persone tipicamente adottano quando valutano progetti o fanno previsioni.
Prima di iniziare un progetto, Kahneman consiglia di considerare i risultati di situazioni simili avvenute in passato e di cui si conoscono i dati, poiché ciò può aiutare a contrastare l'eccessiva fiducia in sé stessi e a formulare stime di fattibilità più realistiche.
Kahneman porta come esempio un progetto a cui aveva partecipato in prima persona, che consisteva nella scrittura di un libro di testo commissionato dal Ministero della Cultura israeliano.
Dopo circa un anno di lavoro, e avendo già fatto notevoli progressi, il team decise di stimare di quanto tempo avrebbero ancora avuto bisogno per completare il progetto. Kahneman propose di chiedere a un collega, a conoscenza di progetti simili svolti in passato, quanto tempo fosse stato necessario per portarli a termine a partire dalla fase in cui si trovavano.
La scoperta che il 40% di questi progetti era stato abbandonato prima del completamento, e che quelli portati a termine avevano richiesto da 6 a 10 anni di tempo, li colse di sorpresa. Nonostante questo, il team ritenne che quelle stime fossero eccessive e che loro avrebbero completato il lavoro in molto meno tempo.
Alla fine, il loro progetto venne terminato in 8 anni, ma il libro di testo non venne mai adottato in nessuna scuola poiché, nel frattempo, il Ministero della Cultura israeliano aveva optato per alternative diverse.
Sarebbe stato molto meglio aver dato la giusta importanza ai dati che erano stati messi loro a disposizione 7 anni prima: il team si sarebbe risparmiato molti anni di lavoro inutile.
6. The engine of capitalism. In questa sezione finale, viene esplorato il ruolo dell'overconfidence nell'economia. Nonostante possa causare errori di valutazione e decisioni azzardate, l'eccessiva fiducia ha anche un lato positivo: è uno dei motori del capitalismo. Stimolando l'innovazione e gli investimenti, l'overconfidence contribuisce in modo significativo alla crescita economica.
Kahneman sottolinea come ci sia un alto numero di imprenditori che avviano nuove imprese, nonostante le statistiche indichino come la maggior parte di esse sia destinata al fallimento. Gli imprenditori, analogamente agli investitori, tendono a sopravvalutare le probabilità di successo delle loro iniziative, accrescendo così il rischio a queste associato.
I maggiori rischi portano un elevato numero di fallimenti, ma alimentano anche l'innovazione e la crescita economica.
Negli ultimi anni, la neurofinanza ha permesso di capire meglio le origini dell'overconfidence bias.
Un recente studio ha analizzato le differenze di genere nelle scelte finanziarie, correlandole ai rispettivi livelli di testosterone negli uomini e nelle donne: è stato verificato come il testosterone sia associato a comportamenti più rischiosi nelle scelte finanziarie.
In particolare, è stato osservato che le donne, avendo livelli di testosterone generalmente inferiori, tendono a comportarsi in modo meno rischioso.
Le ricerche hanno dimostrato che una maggiore presenza di testosterone è associata con una predilezione per carriere nel settore finanziario: un ambito prevalentemente maschile, soprattutto nell'ambito del trading.
Un altro recente studio ha rivelato che non solo il testosterone, ma anche il cortisolo influenza le scelte finanziarie rischiose.
Mediante un esperimento che simulava le dinamiche dei mercati finanziari, si è scoperto che i livelli di cortisolo e testosterone sono correlati a decisioni più rischiose, come la selezione di titoli finanziari più volatili, e contribuiscono a una maggiore instabilità dei prezzi.
Nelle donne partecipanti all'esperimento, invece, non è stata riscontrata una correlazione significativa tra cortisolo e scelte finanziarie rischiose.
In un ulteriore esperimento, dosi di cortisolo e testosterone sono state somministrate a partecipanti maschi prima di scegliere tra due titoli finanziari con diversi livelli di rischio.
Confrontando le loro decisioni con quelle di un gruppo di controllo (placebo), è stato possibile dimostrare un effetto causale di questi ormoni sulla propensione al rischio nelle scelte finanziarie e sull'instabilità dei mercati.
In sintesi, sembra essere dimostrato che gli ormoni come il testosterone e il cortisolo giocano un ruolo chiave nelle scelte finanziarie e nella diversa propensione al rischio tra gli uomini e le donne.
4. Superare l'overconfidence bias: conclusioni
«It’s frightening to think that you might not know something, but more frightening to think that, by and large, the world is run by people who have faith that they know exactly what is going on».
Amos Tversky
Per superare o mitigare l'impatto dell'overconfidence bias, può essere utile l'adozione di alcune azioni o procedure mirate che hanno lo scopo di aiutare gli investitori a prendere decisioni più equilibrate e a proteggere i loro investimenti da errori grossolani e costosi:
1. Autovalutazione e consapevolezza. Il primo passo per affrontare l'overconfidence è aumentare la consapevolezza delle proprie inclinazioni comportamentali. Analizzare periodicamente le decisioni passate aiuta a riconoscere come l'eccessiva fiducia in sé stessi possa aver influenzato i risultati.
2. Educazione finanziaria. Approfondire la propria conoscenza dei mercati finanziari e delle strategie di investimento può contribuire a mitigare l'overconfidence. Capire la complessità dei mercati e l'incertezza intrinseca negli investimenti può moderare le aspettative e favorire un approccio più prudente.
3. Diversificazione del portafoglio. La diversificazione è una delle strategie più efficaci per ridurre i rischi associati all'overconfidence. Investire in una vasta gamma di asset, settori e mercati aiuta a proteggere il capitale da decisioni influenzate da un'eccessiva fiducia in titoli specifici o nelle proprie previsioni del mercato.
4. Impostazione di limiti e regole. Stabilire regole di investimento precise, basate su criteri obiettivi, può evitare decisioni impulsive guidate dall'overconfidence: si possono fissare, ad esempio, specifiche soglie per l'attuazione di investimenti aggiuntivi o disinvestimenti anticipati.
5. Consulenza finanziaria. Avvalersi di un consulente finanziario periodicamente o in maniera continuativa può limitare l'impatto dell'overconfidence bias.
6. Focalizzazione sul lungo termine. Come è noto, un orizzonte temporale di lungo termine permette di massimizzare il rendimento atteso e minimizzare la probabilità di subire una perdita. Questo approccio ha il vantaggio di ridurre le potenziali distorsioni causate dall'overconfidence, diminuendo la tentazione di basare le decisioni di investimento su previsioni a breve termine.
Implementando queste misure nel proprio processo decisionale e dedicandosi costantemente al miglioramento delle conoscenze finanziarie, è possibile ridurre significativamente l'impatto dell'overconfidence bias.
Un approccio informato e consapevole agli investimenti, che tiene conto delle proprie limitazioni cognitive, può fare la differenza nel lungo termine, portando a decisioni più ponderate e a una gestione del rischio più efficace.