L'economia classica e la teoria della distribuzione del reddito
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- Storia del pensiero economico 1690 hits
- Prima pubblicazione: 04 Dicembre 2023
«So distribution should undo excess, and each man have enough».
[King Lear, Act 4, Scene 1]
William Shakespeare
Nell'analizzare la distribuzione del reddito, gli economisti classici identificano due distinte fasi, oggi note come distribuzione primaria e secondaria. La fase primaria concerne quei redditi originati direttamente dall'attività produttiva, assegnati sia agli agenti produttivi sia ai detentori dei mezzi di produzione.
In questa categoria rientrano i salari dei lavoratori, i profitti dei capitali e le rendite fondiarie dei possessori terrieri, la cui somma definisce il reddito nazionale e rappresenta il valore totale della produzione di un paese.
Passando alla distribuzione secondaria, questa fa riferimento alla redistribuzione di una porzione del reddito primario nella società tramite meccanismi come le tasse e i trasferimenti verso lavoratori non direttamente coinvolti nella produzione materiale.
Secondo Smith e Ricardo, l'imprenditore può coincidere con il capitalista o può essere un suo dipendente retribuito. Quest'interpretazione si distacca dalle teorie successive di Say, il quale distingue nettamente tra le funzioni dell'imprenditore e quelle del capitalista, pavimentando la strada verso l'analisi neoclassica di produzione e distribuzione.
In generale, i redditi primari identificati dai classici possono essere raggruppati in due categorie principali: i redditi da lavoro (salari) e i redditi da capitale (profitti e rendite).
Smith sostiene che i redditi da proprietà siano in realtà delle sottrazioni dal valore generato dall'attività produttiva, con i profitti che rappresentano ciò che rimane dopo il pagamento dei salari.
Il salario, per Smith e Ricardo, è governato dalle forze di domanda e offerta di lavoro. Se la domanda eccede l'offerta, il salario di mercato si attesterà al di sotto del salario naturale, e viceversa.
Ricardo aggiunge che un salario di mercato inferiore al naturale riduce l'offerta di lavoro a causa delle condizioni di vita insostenibili per i lavoratori.
La rendita fondiaria è interpretata da Smith come un esborso che i proprietari terrieri esigono sul prodotto del lavoro, paragonabile a un prezzo di monopolio, data la loro esclusiva su una risorsa non riproducibile come la terra.
A causa di alcune contraddizioni nella teoria di Smith, la concezione classica della rendita fondiaria viene in gran parte attribuita a Malthus e soprattutto Ricardo, grazie al quale essa acquista una forma più definita e sistematica.
Ricardo, con la sua teoria della rendita differenziale, spiega come il valore dei prodotti agricoli sia influenzato dal costo di produzione del terreno meno fertile, il cosiddetto terreno marginale. Questo terreno non produce rendita perché il prezzo del suo prodotto è appena sufficiente a coprire i costi di produzione e a garantire un profitto normale agli agricoltori.
Al contrario, i terreni più fertili, che hanno costi di produzione inferiori, generano un surplus – la rendita differenziale – che arricchisce i loro proprietari senza contribuire al prezzo finale del bene prodotto.
Supponiamo di avere due tipi di terreno: il terreno A (fertile) e il terreno B (meno fertile). I costi di produzione per il grano sul terreno A sono pari a 10, mentre sul terreno B sono pari a 20.
Il profitto, calcolato al 10% sul capitale investito, è di 1 per il terreno A e 2 per il terreno B. Di conseguenza, il prezzo finale del grano è di 11 per il terreno A e 22 per il terreno B.
Ora, supponiamo un aumento della popolazione che renda necessario coltivare il terreno B, nonostante il suo costo di produzione più elevato. Il prezzo finale del grano diventa 22 per entrambi i terreni. Il proprietario del terreno A ottiene un profitto aggiuntivo di 11 (22 − 11), che Ricardo definisce rendita differenziale.
Per Ricardo, il terreno marginale (nel nostro esempio, il terreno B), non genera rendita. Pertanto, il prezzo naturale del grano è determinato dalla somma del costo di produzione del grano sul terreno marginale e del profitto naturale, calcolato applicando al capitale anticipato il tasso generale di profitto.
Il prezzo naturale, così calcolato, si applica anche al grano prodotto in altri terreni. Questi ultimi, avendo costi di produzione inferiori rispetto al terreno B, generano una differenza tra il prezzo del grano e i costi di produzione, oltre a remunerare i normali profitti sul terreno non marginale destinati al fittavolo: il profitto, in altre parole, dovrebbe essere solo quanto basta per remunerare il capitale investito al tasso normale dal fittavolo.
Questa differenza rappresenta esattamente la rendita fondiaria. Nell’esempio precedente, è pari a 11. La rendita fondiaria viene definita “differenziale” proprio perché deriva dalle differenze nei costi di produzione tra il terreno marginale e gli altri terreni.
Per i classici, la rendita ha il carattere di un “prezzo di monopolio”. I proprietari dei terreni migliori possono ottenere una rendita poiché esercitano collettivamente un monopolio su una risorsa scarsa: la stessa cosa non si verifica per il terreno marginale.
Questo concetto ha implicazioni molto ampie. Secondo Ricardo, la rendita è il risultato della scarsità di risorse di alta qualità e non influisce sulla formazione del prezzo dei beni. Si tratta di uno dei primi esempi del principio secondo il quale il prezzo corrisponde al costo marginale: il prezzo di mercato di un bene sarà uguale al costo di produzione del produttore meno efficiente, la cui produzione è tuttavia necessaria per soddisfare la domanda di mercato.
Per molti economisti, la rilevanza della teoria classica della rendita differenziale risiede nella sua primordiale formulazione del principio del prezzo al costo marginale. Questo principio diventerà uno dei fondamenti della teoria economica neoclassica, che non a caso viene anche definita “marginalista”.
Nel pensiero classico, la teoria della rendita svolge un ruolo fondamentale nella comprensione del processo di accumulazione del capitale, un argomento che esploreremo più avanti.
La collezione di articoli sulla "Storia del pensiero economico" contiene:
1. Il progetto di organizzazione sociale di Platone
2. La critica di Aristotele alla dottrina economica di Platone
6. L'economia classica: Un nuovo approccio all'economia politica
7. L'economia classica: Smith e Ricardo – Il valore della merce
8. L'economia classica: La distribuzione del reddito
9. L'economia classica: Jean-Baptiste Say
10. L'economia classica: Il pensiero di Malthus e Sismondi
11. L'economia classica: Il cammino verso lo stato stazionario e il commercio estero
12. L'economia classica: John Stuart Mill, l'ultimo economista classico
13. Il socialismo utopistico di Charles Fourier
14. Karl Marx: La sua filosofia di pensiero
15. Karl Marx: Una nuova interpretazione del processo di accumulazione del capitale
16. Karl Marx: La teoria del valore
17. Karl Marx: La teoria del plusvalore. Lo sfruttamento capitalistico
18. Karl Marx: La caduta tendenziale del saggio di profitto
19. Karl Marx: Le caratteristiche della società socialista
20. L'economia politica neoclassica (più articoli)
21. John Maynard Keynes (più articoli)
22. ...