Capire gli strumenti finanziari che si utilizzano
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- Investimenti finanziari 4386 hits
- Prima pubblicazione: 15 Settembre 2019
«I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta».
Antoine de Saint-Exupéry
Una delle più importanti regole che dobbiamo rispettare negli investimenti è quella di non utilizzare mai strumenti finanziari che non abbiamo pienamente compreso.
Comprendere pienamente significa saper rispondere senza esitazione alle seguenti domande:
- Che rendimento ci aspettiamo di ottenere e in quanto tempo?
- Perché è plausibile che quegli strumenti finanziari possano generare il rendimento atteso?
- Se si tratta di fondi, la loro gestione è attiva o passiva? Qual è la differenza e quali sono le implicazioni di ciascuna filosofia di investimento?
- Qual è la volatilità attesa del portafoglio e di ciascuno strumento finanziario? Quali sono i rischi?
- Sono presenti in portafoglio strumenti di debito che la MIFID II ha definito "complessi"? Se sì, quali ulteriori rischi implicano?
- Quali sono i costi espliciti e impliciti di ogni strumento finanziario utilizzato?
- Esiste la possibilità di liquidare l'investimento prima della sua naturale scadenza o del raggiungimento dell'orizzonte temporale, senza incorrere in costi addizionali? Se sì, gli strumenti utilizzati sono sufficientemente liquidi?
- Quanto guadagna il consulente finanziario, la banca/SIM che li colloca e la società che li ha emessi e li gestisce, in seguito al mio investimento?
- Qual è il regime fiscale applicato?
Capire, insomma, dovrebbe andare ben al di là del sapere se ho semplicemente investito in azioni o in obbligazioni, in una Sicav o in un ETF.
Ognuna delle domande elencate è talmente importante che meriterebbe una trattazione a parte. Ad alcune di esse sono dedicati degli articoli appositi, che possono essere consultati selezionando i rispettivi link.
Perché capire un prodotto finanziario è così importante?
In fin dei conti, si potrebbe pensare che per conoscere le risposte a tutte quelle domande bisognerebbe essere degli esperti: se mi rivolgo a un consulente finanziario, tuttavia, è proprio perché io non mi ritengo tale, altrimenti avrei potuto fare le mie scelte autonomamente.
In effetti, il consulente finanziario o il responsabile della filiale della banca che abbiamo sotto casa dovrebbero servire a questo: filtrare dall’universo dei prodotti finanziari esistenti proprio quelli adatti alle mie esigenze.
In un mondo ideale questo è ciò che dovrebbe accadere.
Purtroppo, nel mondo reale le cose non stanno così: i consulenti finanziari che mettono al primo posto l'interesse dei loro clienti sono una piccola parte. Gli altri lavorano in un contesto di perenne conflitto di interessi – più o meno grande – con i loro assistiti.
Perché esiste questo conflitto di interessi?
Per diversi motivi e, in particolare, perché si verifica una dinamica di questo tipo:
- Il cliente vuole raggiungere nel modo più efficiente possibile il suo obiettivo finanziario
- La banca o il consulente vogliono invece massimizzare i guadagni derivanti dall'investimento finanziario del cliente
La banca o il consulente, però, si trovano in una posizione di vantaggio sul cliente: sanno rispondere alle domande precedenti, o almeno ad alcune di esse, ma non condividono le risposte con il cliente.
Tra clienti e banca c'è asimmetria informativa: i clienti, essendo in possesso di minori informazioni, si trovano in una posizione di svantaggio.
Conoscere le giuste risposte alle precedenti domande non serve soltanto a limitare i danni di un possibile conflitto di interessi: dovrebbe aiutare a capire se l'investimento che ci apprestiamo a iniziare sia adatto a noi.
Ci aiuta, in altre parole, a evitare la scelta dello strumento sbagliato: quello che invece di portarci a destinazione, ci lascia a piedi a metà strada in mezzo a un violento temporale finanziario.
E così, se non siamo in grado di rispondere a quelle domande, vuoi per mancanza di tempo, vuoi per pigrizia o disinteresse, vuoi per la fiducia riposta nella persona sbagliata, diventiamo investitori che utilizzano strumenti finanziari sconosciuti, di cui magari ci dimentichiamo il nome dopo 5 minuti perché non li abbiamo mai sentiti nominare.
Strumenti finanziari che rimangono, per noi, degli oggetti misteriosi.
Eppure non agiamo sempre così: quando riceviamo lo stipendio sul conto corrente, verifichiamo che la cifra sia esatta. Quando vogliamo comprare un'automobile nuova, ci informiamo bene sul costo di ciascun modello/optional e visitiamo diverse concessionarie prima di finalizzare la scelta. Quando dobbiamo fare la spesa, se sappiamo che in un certo supermarket i prodotti costano meno a parità di qualità, non andiamo certo a fare acquisti in quello più caro. Gli esempi potrebbero continuare a lungo.
Negli investimenti finanziari no.
Per qualche strano motivo, forse anche a causa del contesto culturale, quando dobbiamo investire non pensiamo e non ci comportiamo nello stesso modo. Non abbiamo la stessa pazienza e non tolleriamo di sforzarci in prima persona.
Il rischio che corriamo però è alto, soprattutto se le cifre in ballo sono importanti.
Sembra che molti investitori siano vittime di quello che potremmo definire il paradosso del risparmiatore: il risparmiatore impiega molto tempo, anni o addirittura generazioni per risparmiare e poi, al momento di investire, invece di prendersi il giusto tempo per capire risolve la faccenda in modo sbrigativo, delegando magari a una persona appena conosciuta.
L'inevitabile conseguenza è che non sono rari i casi di grandi patrimoni che sono stati o che rischiano di essere dilapidati in tempi relativamente brevi.