Quanto conta l'intuizione e l'esperienza nelle previsioni dei mercati?
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- Finanza comportamentale 2045 hits
- Prima pubblicazione: 28 Agosto 2022
«This is the essence of intuitive heuristics: when faced with a difficult question, we often answer an easier one instead, usually without noticing the substitution».
Daniel Kahneman
Provate a cercare qualche aforisma sull'intuizione: ne troverete decine, tutti positivi e fonte di ispirazione.
Cos'è l'intuizione?
L'intuizione è un'arte, è un modo di raggiungere la verità, è creatività che ci parla, è la più alta forma di intelligenza. L'intuizione ci rivela chi siamo; l'intuizione ci indica la via. Dovremmo avere il coraggio di seguire le nostre intuizioni.
E l'esperienza?
L'esperienza non è da meno: è la migliore maestra di vita, è un gioiello. L'esperienza è il nome che ciascuno dà ai propri errori, ma è anche quella cosa meravigliosa che ti permette di riconoscere un errore ogni volta che lo commetti di nuovo. L'esperienza è l'insegnante di tutte le cose.
Se lo dicono alcune menti davvero geniali, dobbiamo credergli. In generale, è proprio così.
Purtroppo, il mondo finanziario funziona in un modo diverso. Ad esempio, dando del pigro a qualcuno non è che gli si faccia un gran complimento; un portafoglio pigro, però, è una delle soluzioni di investimento più efficienti.
In modo simile, seguire il proprio intuito e la propria esperienza è per gli uomini una cosa nobile; prendere una decisione di investimento intuitivamente e seguire le previsioni dei mercati degli esperti, però, è molto pericoloso.
Vediamo perché.
Daniel Kahneman è uno psicologo che ha vinto il premio Nobel in Economia nel 2002.
Kahneman ha trasformato l'economia, la finanza e gli investimenti. I suoi studi hanno dimostrato che gli esseri umani e le decisioni che prendono sono molto più complicati e molto più affascinanti di quanto si pensasse in precedenza.
Nel mondo capitalistico, l'ottimismo è un ingrediente fondamentale. Il troppo ottimismo, però, si trasforma in overconfidence: eccesso di fiducia.
L'eccesso di fiducia è insidioso: non permette una corretta quantificazione dei rischi che vengono, di conseguenza, sottovalutati.
Eppure, i protagonisti delle storie di successo sono quasi sempre presentati come ottimisti e pieni di fiducia: fiducia in loro stessi, nelle loro imprese e nelle loro idee. Sono personaggi da imitare, esempi da seguire: persone da cui imparare.
E così, avere fiducia in sé stessi, credere in sé stessi (ma "veramente", sigh) è l'immancabile ingrediente nella ricetta del successo, del trionfo, della fama.
Kahneman ci mette in guardia da tutto questo: studiando soltanto le storie di successo, si segue una strada sbagliata. Se si allarga l'analisi, si incontrano anche i fallimenti: sono tantissimi.
Studiare le vittorie nella speranza di avere successo è un processo automatico, governato dalla nostra intuizione. L'intuizione, però, è ciò che Kahneman chiama Sistema 1: il pensiero veloce. Il pensiero veloce non è soltanto intuitivo: è inconsapevole e non ci costa fatica.
Bello, no?
No, non sempre. Il problema è che noi seguiamo il nostro intuito anche quando è sbagliato.
Ovviamente, le nostre intuizioni non sono sempre sbagliate: quando siamo davvero competenti in qualcosa – quando siamo, cioè, degli esperti – la probabilità che le nostre intuizioni siano giuste aumenta.
Ed ecco la parte controintuitiva: se è vero che per diventare competenti serve l'esperienza, è altrettanto vero che l'esperienza, da sola, non è sufficiente.
Kahneman ci ricorda come molte ricerche abbiano dimostrato che:
- L'esperienza aumenta la fiducia nelle proprie idee.
- L'esperienza non aumenta, necessariamente, la correttezza delle proprie idee.
La competenza richiede un tipo particolare di esperienza: quella che si acquisisce in un contesto che fornisce dei feedback regolari e verificabili. In tal caso, il tempo e l'esperienza aumentano la competenza e la probabilità di avere intuizioni corrette.
Fin qui nessun problema: chiunque si consideri un "esperto" in finanza – a partire dal sottoscritto – sarà convinto di aver sviluppato le proprie competenze sulla base di un'esperienza contraddistinta da feedback regolari e verificabili.
Non è quello che molti colleghi e molti clienti pensano di noi?
Probabilmente lo è, ma non basta.
Se le considerazioni portate avanti finora sono vere in generale, lo sono anche per chi tenta di prevedere il mercato?
La risposta di Kahneman è negativa. Nel mondo finanziario e, in particolare, delle previsioni finanziarie, questo processo non funziona.
Non è infatti chiaro in che cosa – più esattamente – dovrebbe sviluppare delle specifiche competenze chi vuole prevedere l'andamento del mercato.
Questo qualcosa non esiste, perché i mercati finanziari non sono sufficientemente "ordinati" – nel senso di razionali e strutturati – per poter dedurre delle regole che ci permettano di prevederli.
Eppure, le previsioni dei mercati si sprecano: ne sono pieni i giornali e i siti finanziari.
Molte previsioni sono basate sull'esperienza e, chi le fa, ci crede veramente: sul loro esito, molti sono addirittura disposti a rischiare il proprio capitale.
Ma se non ci sono regole chiare, come possiamo sviluppare la nostra competenza in questo dominio? Come possiamo imparare quando non c'è niente da imparare?
Non possiamo. Nelle previsioni dei mercati, la nostra intuizione non è nient'altro che superstizione.
Dobbiamo fare attenzione a non cadere nella trappola di crederci degli esperti soltanto perché abbiamo delle intuizioni. Sarebbe un errore pericoloso e – nell'ambito degli investimenti finanziari – potrebbe rivelarsi molto costoso.
Sapete cosa ci consiglia di fare Kahneman quando qualcuno ci dice che è davvero convinto delle sue previsioni del mercato? Quando qualcuno ci suggerisce quali titoli comprare o quali vendere?
Non credergli.
Quando gli investitori o i consulenti pensano, in base alla loro esperienza, di battere il mercato grazie alle loro previsioni, sono vittima delle loro superstizioni. Credono – la maggior parte delle volte in buona fede – in qualcosa che non esiste.
Kahneman ha dimostrato che le previsioni dei mercati non hanno alcun fondamento scientifico: il mercato si può seguire, replicare, ma non si può battere – se non per puro caso.