È vero che in Italia c'è una scarsa cultura finanziaria?
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- Prima pubblicazione: 14 Febbraio 2021
«Un'onesta e fedele divulgazione è la base di ogni seria cultura, perché nessuno può conoscere di prima mano tutto ciò che sarebbe, anzi è necessario conoscere».
Claudio Magris
Risale a gennaio-febbraio 2020, subito prima dello scoppio della pandemia, la seconda indagine condotta dalla Banca d'Italia sull'Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani (IACOFI). La prima era stata condotta nel 2017.
L'obiettivo dello studio, realizzato mediante interviste effettuate a un campione di 2000 adulti di età compresa tra 18 e 79 anni, era quello di ricavare un indicatore complessivo a partire dai punteggi calcolati per tre sotto-dimensioni: le conoscenze, i comportamenti e le attitudini.
Il risultato? Purtroppo, non è stato molto incoraggiante.
In una scala che va da 1 a 21, il livello medio di alfabetizzazione finanziaria degli italiani nel 2020 è pari a 11,2. Nel 2017, il risultato era stato 11.
Entrando nei dettagli, scopriamo che l'alfabetizzazione finanziaria non è uniforme nei vari segmenti della popolazione:
- I laureati hanno ottenuto il punteggio massimo (11,9); chi ha dichiarato come titolo di studio la scuola secondaria di I o II grado ha raggiunto invece il punteggio di 10,6 e 11,5. Le persone con la scuola primaria si sono fermate a 10,5, mentre chi ha dichiarato di non avere nessun titolo di studio ha ottenuto il punteggio più basso: 7,3
- Gli uomini hanno un’alfabetizzazione finanziaria media più alta di quella delle donne: 11,4 contro 11
- L'alfabetizzazione è molto bassa tra i giovani (sotto i 35 anni il valore è di 10,4), mentre raggiunge i livelli massimi per gli intervistati di circa 45 anni (11,6−11,9)
- La condizione professionale degli intervistati denota una netta separazione tra autonomi (12,4), dipendenti (11,6), pensionati (11,1), casalinghi (10,5) e disoccupati/in cerca di occupazione e studenti (9,7)
- Se il 2017 aveva visto una distinzione abbastanza netta tra Nord (11,3), Centro (11,2) e Sud e isole (10,6), nel 2020 questi valori si sono modificati a favore del Centro e del Sud e isole, che hanno raggiunto i valori di 11,6 e 11,2. Il Nord è invece sceso a 11.
In generale, c'è stato un leggero miglioramento tra il 2017 e il 2020, ma il confronto internazionale è impietoso: l'Italia si conferma, come nel 2017, in coda alla classifica stilata dall'OCSE:
Fonte: OECD (2020) International Survey of Adult Financial Literacy. (*) La media è calcolata su 23 paesi, escludendo Francia, Malta e Tailandia. (**) Malta ha calcolato i punteggi usando un numero più contenuto di domande, 4 per le conoscenze e 7 per i comportamenti.
Gli italiani sono consapevoli delle proprie modeste conoscenze finanziarie: la percentuale di individui che ritengono di avere conoscenze sotto la media è infatti superiore di circa 20 punti percentuali rispetto alla media OCSE.
L'indagine ha coinvolto 26 paesi: 12 appartengono all'OCSE, anche se la media OCSE è calcolata su 11, dato che la Francia si aggiunge come dodicesimo paese soltanto per il confronto sulle conoscenze finanziarie (la Banque de France non ha condotto l'analisi per i profili dei comportamenti e delle attitudini).
Gli autori dello studio mettono in guardia il lettore sui confronti tra i risultati dei vari paesi: l'indagine non è infatti completamente armonizzata e le modalità di svolgimento delle interviste variano da stato a stato. Sembra comunque difficile che lo scarso risultato ottenuto dal campione italiano sia interamente riconducibile a questo fattore.
Che cosa si intende per alfabetizzazione finanziaria? L'alfabetizzazione finanziaria è l'insieme di abilità, conoscenze e attitudini che permettono agli individui di prendere decisioni finanziarie informate: dalla pianificazione e gestione del budget personale o familiare a quella del risparmio e degli investimenti.
I termini alfabetizzazione e cultura finanziaria possono essere considerati sinonimi.
I motivi della mancanza di cultura finanziaria in Italia sono molteplici:
- A scuola, la finanza personale (o l'educazione finanziaria) è una materia pressoché inesistente. Si parla della sua introduzione da oltre un decennio ma, in realtà, non è stato fatto molto. Sì, sono stati lanciati dei progetti a livello locale e nazionale, anche per i docenti, ma ancora non si può dire che sia diventata una materia di studio.
- Qualora la finanza personale diventasse una materia di studio, gli studenti potrebbero acquisire una cultura finanziaria sicuramente superiore a quella dei loro genitori e nonni. Genitori e nonni che rimarrebbero, tuttavia, la maggioranza della popolazione italiana.
- La finanza personale è quasi inesistente anche a livello universitario. Facoltà come Economia (incluso l'indirizzo finanziario) o Scienze Statistiche ed Economiche permettono agli studenti di acquisire informazioni fondamentali su materie come l'economia, la matematica finanziaria, la statistica, l'econometria, le serie storiche economiche e così via. Informazioni spesso molto specialistiche, teoriche, tecniche; senz'altro utili e interessanti. Purtroppo, non sempre viene dato il giusto peso alla finanza personale: né a un livello di base, né a uno più articolato, finalizzato magari alla formazione dei consulenti finanziari (che spesso, al giorno d'oggi, sono bravissimi venditori ed esperti di marketing, ma non altrettanto competenti in finanza).
- Girano ancora oggi troppe idee sbagliate sui mercati azionari e obbligazionari, sui derivati e su molti altri strumenti finanziari. I rischi associati a ognuno di essi non sono sempre percepiti in maniera corretta.
Le conseguenze di una scarsa cultura finanziaria sono molteplici: da una più alta probabilità di subire truffe finanziarie al rischio di pagare commissioni troppo elevate (dirette o indirette) per una consulenza finanziaria sugli investimenti; da un'inefficiente gestione delle risorse familiari a un eccessivo indebitamento. La lista potrebbe continuare a lungo.
La speranza è che la cultura finanziaria inizi a diffondersi tra il grande pubblico. La formazione universitaria rimane una tappa indispensabile, ma la libera circolazione di informazioni nei forum finanziari e nei molti siti Internet che si impegnano in questa direzione (Consob, Banca d'Italia e, perché no, anche il nostro), favorisce un ulteriore passo in avanti verso il raggiungimento di questo obiettivo.