PAC di 100 euro al mese sullo SWDA: disciplina, sfortuna e orizzonte temporale d'investimento flessibile
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- Prima pubblicazione: 17 Febbraio 2025
«Troppo facilmente si dà del birbante, a cui la sorte è contraria, come del galantuomo a cui la sorte sorrise».
Carlo Dossi
Quando parliamo di investimenti, spesso ci concentriamo su elementi come strategia, orizzonte temporale e rendimenti attesi, ma si tende a sottovalutare l’influenza della fortuna.
Sebbene investire con metodo e disciplina per mezzo di un PAC possa mitigare gli effetti della volatilità nel lungo termine, il momento in cui si inizia a investire può influenzare i risultati finali.
Un ulteriore aspetto che analizzeremo in questo articolo è l'importanza di adottare un orizzonte temporale flessibile. Tale approccio risulta particolarmente utile quando un investimento viene effettuato in un momento sfavorevole: estenderne la durata può attenuare l'impatto della sfortuna.
Per comprendere meglio questo fenomeno, ho effettuato alcuni backtest sull’ETF SWDA e, per il periodo antecedente al suo lancio, su un indice simile a quello replicato dall’ETF stesso.
Il test ha analizzato le performance di Piani di Accumulo del Capitale (PAC) da 100 euro al mese, con una durata compresa tra i 2 e i 30 anni, partendo dal 31 gennaio 1992.
L'obiettivo era valutare non solo i rendimenti medi, ma anche le differenze tra i risultati degli investitori più fortunati e quelli meno fortunati.
La tabella seguente riporta le performance di numerosi PAC con le caratteristiche descritte in precedenza, simulati in modalità rolling a intervalli di un mese:
Osservando i risultati della colonna evidenziata in azzurro, emerge subito un dato interessante: su un orizzonte temporale di 15 anni, il 97% dei PAC simulati ha ottenuto un rendimento positivo.
Si tratta di un dato rassicurante, perché significa che nella stragrande maggioranza dei casi chi ha investito con un PAC di questa lunghezza ha ottenuto un'ottima performance: il rendimento medio è stato dell’82,49%, con un tasso annuo di crescita composto (CAGR) pari al 7,10%.
In pratica, un investitore che avesse versato un totale di 18.000 euro in 15 anni avrebbe ottenuto un capitale finale medio di circa 33.070 euro, al netto delle commissioni di transazione quantificate in 1,50 euro per rata.
Se ci si fermasse qui, il quadro sembrerebbe quasi privo di rischi: ottime performance, con rendimenti annualizzati in linea con quelli storici dei mercati azionari.
La realtà, però, è sempre più complessa di come appare. L'analisi dei casi estremi rivela uno scenario diverso: i rendimenti finali non sono stati sempre vicini all'82%, ma si sono distribuiti su un range di valori molto ampio.
Nel migliore dei casi, il capitale accumulato è aumentato del +180,32%, mentre nello scenario peggiore ha subito una perdita del −14,54%.
Ciò significa che alcuni investitori, pur avendo investito con disciplina per 15 anni, avrebbero ottenuto un capitale inferiore a quanto versato.
Il caso più sfortunato è quello del PAC conclusosi a marzo 2009, nel pieno della crisi finanziaria globale scatenata dai mutui subprime.
Chi aveva iniziato a investire nel marzo 1994 e portato avanti il PAC fino al 2009 si è ritrovato con un capitale finale inferiore alla somma degli importi versati: a fronte di un investimento totale di 18.000 euro, il valore di mercato del portafoglio era sceso a circa 15.600 euro.
Un risultato difficile da accettare per chiunque, soprattutto dopo 15 anni di costanza e pazienza.
Analizziamo ora più nel dettaglio l’evoluzione del rendimento per rata versata di questo specifico PAC:
Fino al 2007, dopo circa 160 delle 180 rate totali versate, il rendimento appariva ottimo, con un capitale in forte crescita. Purtroppo, il successivo tracollo dei mercati ha annullato tutti i guadagni, portando il valore degli investimenti in territorio negativo.
Questo caso dimostra che, anche con un orizzonte temporale di 15 anni, un rendimento positivo non è sempre garantito, evidenziando l’importanza della flessibilità temporale negli investimenti.
Cosa avrebbe potuto fare lo sfortunato investitore in questa situazione?
La scelta migliore sarebbe stata non vendere le quote accumulate e continuare con i versamenti.
Se lo stesso PAC fosse proseguito per altri cinque anni, con versamenti mensili invariati di 100 euro, la situazione sarebbe cambiata radicalmente.
Nel marzo 2014, dopo 20 anni, l’investimento avrebbe registrato un rendimento molto positivo: il capitale finale sarebbe salito a 43.577,10 euro, a fronte di un totale di 24.000 euro versati, con un rendimento complessivo del 78,89%.
Il grafico seguente mostra l’evoluzione del rendimento per rata versata di questo PAC, ora con una durata ventennale:
Questo backtest conferma ancora una volta come, nel lungo periodo, i mercati azionari tendano a premiare la pazienza.
Per l'investitore, disporre di un orizzonte temporale flessibile sarebbe stato fondamentale. Chi, nel marzo 2009, fosse stato costretto a liquidare l’investimento per far fronte a un’esigenza finanziaria, non avrebbe potuto fare altro che accettare una perdita.
Un investimento finanziario, anche quando strutturato come PAC, non è solo una questione di numeri, ma implica anche aspetti psicologici.
Uno dei principali ostacoli è la reazione emotiva di fronte alle oscillazioni del mercato.
A posteriori, un PAC appare come una strategia d’investimento molto semplice: si versa un importo fisso ogni mese e si lascia che il tempo faccia il suo lavoro. Se si è particolarmente sfortunati, basterà aspettare qualche anno in più per ottenere, con ogni probabilità, un ottimo rendimento.
Nella realtà, però, il percorso può essere pieno di insidie. Analizziamo più nel dettaglio le fasi di mercato attraversate dall'investitore citato in precedenza:
- Dopo cinque o sei anni, con un rendimento del 40-50%, la tentazione di incassare i guadagni può essere forte. Vendere sembra la scelta più sensata: in fin dei conti, “portare a casa” il rendimento sembra un’ottima idea. E invece non lo è affatto. Vendere troppo presto significa limitare il potenziale di crescita dell’investimento, anticipare il pagamento delle imposte e trovarsi poi a dover decidere come reinvestire la liquidità ottenuta. Se l’obiettivo iniziale era un orizzonte di 15 o 20 anni, interrompere il PAC prematuramente rischia di essere una scelta controproducente.
- Dopo nove o dieci anni, quando il mercato subisce una forte correzione dopo un lungo periodo di crescita, la paura può portare a decisioni impulsive. Se, dopo un decennio, il valore del PAC – che aveva raggiunto un guadagno del 100% e oltre verso la 75° rata versata – crolla improvvisamente tornando vicino allo zero, la reazione istintiva è quella di vendere per salvare almeno una parte del capitale, “prima che sia troppo tardi”. In quel momento sembrerà l’unica scelta logica, ma in realtà sarà la più sbagliata. Si finirà per maledire i mercati finanziari e giurare di non investirci mai più.
- Infine, c’è la situazione più critica, quella al centro di questo articolo: aver investito per quindici anni ottenendo un risultato negativo. È il momento in cui è più facile perdere fiducia nei mercati finanziari. Dopo aver rispettato fedelmente il piano, senza mai saltare una rata, ci si ritrova con un capitale finale inferiore alla somma investita. La frustrazione sarà massima: si malediranno i mercati finanziari più di prima e si rimpiangerà di non aver semplicemente optato per qualche BOT o tenuto i risparmi sotto il materasso.
Nella pratica, il rischio si manifesta attraverso una serie di difficoltà che l'investitore dovrà superare per ottenere un rendimento superiore al tasso privo di rischio.
Il successo nel lungo termine dipende dalla capacità di accettare questa realtà e saper gestire la volatilità.
Un PAC non elimina il rischio, ma aiuta a mitigarne l’impatto.
L'analisi storica e lo studio dei backtest ci insegnano una lezione fondamentale: nel lungo periodo, chi riesce a resistere alle tentazioni e superare le proprie paure viene premiato.
Per sviluppare queste capacità, la consapevolezza è un alleato indispensabile. Possedere almeno alcune conoscenze finanziarie diventa una vera e propria bussola nei momenti di incertezza.
Comprendere il funzionamento dei mercati, la logica della diversificazione e il ruolo della volatilità nel processo di investimento aiuta a trasformare le reazioni istintive in risposte razionali, permettendo all'investitore di mantenere la rotta migliore anche quando il mare è agitato.