È vero che la miglior strategia di investimento è comprare un ETF sullo S&P 500 e aspettare 30 anni?
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- Prima pubblicazione: 26 Febbraio 2023
«Ma in attendere è gioia più compita».
Eugenio Montale
Quando si parla di investimenti di lungo periodo, una delle repliche più gettonate è che «nel lungo periodo siamo tutti morti».
Si tratta di una citazione del grande economista del '900 John Maynard Keynes: il contesto nel quale venne utilizzata, tuttavia, non ha niente a che vedere con gli investimenti finanziari. Keynes criticava, in realtà, l'economia classica che – si pensava fino ad allora – avrebbe sempre riportato il mercato in equilibrio nel lungo termine, senza il bisogno di alcuna ingerenza dello Stato nell'economia.
Questa frase risale al 1923, ma è soltanto nel 1935 che Keynes chiarirà il suo significato: il dogma dell'economia classica, che prevedeva il lento ma inevitabile ritorno all'equilibrio, verrà messo in discussione con la teorizzazione di un'economia che avrebbe invece potuto situarsi in un equilibrio di sotto-occupazione di lungo termine e dal quale solo l'intervento pubblico l'avrebbe potuta risollevare.
Negli investimenti finanziari rischiosi, il lungo termine è importante perché è l'unica variabile che permette di massimizzare la probabilità di ottenere un rendimento positivo. La difficoltà del lungo termine, purtroppo, è insita nella natura umana: gli esseri umani sono impazienti e sono alla continua ricerca della massimizzazione del piacere nel più breve tempo possibile.
La migliore strategia di investimento è dunque quella di comprare un ETF sullo S&P 500 e aspettare 30 anni?
Non necessariamente. L'orizzonte temporale d'investimento è una variabile strettamente personale, e quando si prova a oggettivare qualcosa di soggettivo si finisce per commettere un errore. Ogni investitore ha il suo orizzonte temporale e non è detto che sia lungo 30 anni: c'è chi investe per pochi mesi e chi – parafrasando Warren Buffett – preferisce avere un orizzonte temporale che dura "per sempre".
Se è vero che il più lungo orizzonte possibile – soprattutto quando si tratta di un investimento azionario – permette di aumentare la probabilità di realizzare un rendimento positivo, è altrettanto vero che questa probabilità non può mai raggiungere il 100%: in altre parole, un investimento rischioso non potrà mai avere un rendimento certo, quantificabile ex ante.
Il tempo è il miglior alleato di noi investitori: a meno di non voler fare scommesse con il mercato, è meglio fare in modo che giochi a nostro favore.
Il tempo permette anche di sfruttare al massimo la capitalizzazione composta, l'ingrediente indispensabile per generare risultati eccezionali nel lungo termine.
Quanto deve essere lungo il lungo termine per dare modo alla capitalizzazione composta di fare il proprio dovere?
Purtroppo, la risposta a questa domanda non piace agli investitori: "parecchio". 20 anni sono il minimo sindacale ma, per fare davvero l'esperienza della "magia" della capitalizzazione composta, ne servono almeno 25-30 (oltre, ovviamente, a un rendimento annualizzato di una certa rilevanza).
Dato che la natura umana ci porta sempre a desiderare tutto e subito, la logica conseguenza è che, tra i tanti investitori che si prefiggono di portare a termine un investimento di lungo termine, soltanto in pochissimi riusciranno nel loro intento.
Gli altri – la stragrande maggioranza – troveranno un motivo per disinvestire prima: perché «non ce la faccio più a sopportare lo stress» (evidentemente non si è capito come funzionano gli investimenti rischiosi), perché «intanto si porta a casa qualcosa» (come dicono alcuni trader, "vendi, guadagna e pentiti"; peccato che gli investimenti e il trading siano due mondi diversi), perché «in base alle fasi del ciclo economico non può non arrivare una recessione» (senza mai dire quando, così quando arriverà veramente – magari dopo anni – ci vanteremo anche di averci azzeccato) o perché, appunto, «nel lungo periodo siamo tutti morti».
Per quanto riguarda la scelta dello S&P 500 – senz'altro sensata per un investitore americano – qualche dubbio può sorgere invece per chi, come noi, vive nell'area euro: se non si utilizza uno strumento finanziario hedgiato, ci si assume un rischio di cambio molto elevato.
La scelta di hedgiare tutta o soltanto una parte dell'investimento è soggettiva e dipende da molti fattori, il principale dei quali è la propensione al rischio di chi investe: sarà lei o lui, infatti, a decidere se assumersi solo il rischio di mercato oppure il rischio di mercato e quello di cambio.
Lo S&P 500 non è, infine, l'unico o il miglior indice da replicare: si potrebbe optare per una diversificazione maggiore, magari scegliendo un ETF azionario globale. Essendo globale, l'ETF investirà nelle società di tutto il mondo.
In definitiva, la replica passiva di uno o più indici finanziari è una strategia di investimento che richiede di prendere molte decisioni, tutte molto importanti.
I Lazy portfolios – l'evoluzione della strategia a cui abbiamo accennato in questo articolo – sono una modalità di investimento semplice, ma concettualmente molto più profonda di quello che sembra.