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Prevedere i mercati a breve termine

Le previsioni dei mercati a breve termine: il peggior nemico degli investitori?


07Ago2022

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Andrea Gonzali Blog 4005 hits
Prima pubblicazione: 21 Settembre 2020

«No one can escape the iron rule that once you make a forecast, you know you're going to be wrong; you just don't know when and in which direction!».

Edgar Fiedler

Ad alcuni investitori piace seguire le previsioni dei mercati pubblicate da importanti siti o forum finanziari. Altri preferiscono seguire il proprio istinto. Dopo essersi ben informati online, ovviamente.

Una cosa è certa: gli investitori sono ossessionati con le previsioni dei mercati finanziari.

Arriverà il tanto aspettato storno entro la fine dell'anno?
Il dollaro è destinato a indebolirsi o a rinforzarsi nei confronti dell'euro nei prossimi 12 mesi?
Tesla? Tornerà a salire e a segnare nuovi massimi o farà il botto? 
Crescerà di più il settore tecnologico o quello farmaceutico?

Gli investitori bombardano i principali forum finanziari di domande simili ogni giorno. Decine di articoli vengono pubblicati quotidianamente su questi argomenti.

Le domande sono sempre le solite, basta cambiare l'anno, il nome del titolo sui massimi o i settori alla moda in quel momento.

Come è facile immaginare, a ogni domanda si risponde tutto e il contrario di tutto.

Parliamo di investimenti, non di trading. Chi fa trading specula nel breve o nel brevissimo termine, ma chi investe lo fa, di solito, con un orizzonte temporale di medio/lungo termine.

A cosa servono tutte queste domande, quindi? 

Solo a confondere le idee, perché l'unica risposta sensata è sempre la solita: non lo so. Ovviamente, non sono l'unico a non saperlo: la dura realtà è che nessuno lo sa.

Per più motivi:

  • I mercati sono imprevedibili, soprattutto nel breve termine. Se qualcuno sapesse rispondere con certezza anche a una sola di queste domande, potrebbe arricchirsi a dismisura. Purtroppo però, come scriveva Giorgio Faletti, "Le certezze non sono di questo mondo. E quelle poche quasi sempre sono negative".
    Quelli che rispondono a domande del genere non hanno la minima idea di quello che accadrà. Ma rispondono lo stesso: si sentono in dovere di dare la loro opinione, la loro visione del futuro, il loro pronostico basato sul nulla. In fondo, non hanno niente da perdere; anzi: chi ci indovina rischia di diventare il guru del momento. Quelli che sbagliano non se li ricorderà nessuno, anche perché nel frattempo saranno state pubblicate altre congetture, altre visioni del futuro, altre profezie, magari in contraddizione con le precedenti.
    A meno che non siano le previsioni di un premio Nobel, nessuno si prenderà la briga di fare qualche verifica a posteriori.
  • I professionisti del settore e alcuni analisti finanziari sanno benissimo che le loro previsioni di breve termine potrebbero non avverarsi. I migliori, infatti, non si avventurano in congetture puntuali, ma presentano un ampio ventaglio di scenari probabilistici, spiegando in dettaglio i modelli utilizzati e le ipotesi sottostanti.
    A un investitore di lungo termine, queste informazioni non servono.
  • Non è stato mai dimostrato in modo definitivo che le raccomandazioni degli analisti finanziari (gli "esperti"), quelli che assegnano i famosi buy, strong buy, hold o sell ai vari titoli azionari, siano efficaci.
    In altre parole, non è stata mai dimostrata l'esistenza di una correlazione tra i rating degli analisti – considerati nel loro insieme – e le performance dei titoli azionari post-raccomandazioni.

Nel novembre 2017, James Mackintosh, un giornalista del Wall Street Journal, ha pubblicato un articolo intitolato "Wall Street’s 2017 Market Predictions: Pathetically Wrong". Già dal titolo si capisce dove l'autore vada a parare, ma il catenaccio dell'articolo è ancora più esplicito: "Forecasting is difficult, but this year showed exactly how pointless it can be: Markets performed opposite of virtually all predictions".

Era il 2017, ma non crediate che le cose siano cambiate molto nel 2018, 2019, 2020, 2021 o 2022. E non cambieranno negli anni a venire.

Fare previsioni precise in modo continuativo, con il giusto timing, è impossibile. Le previsioni approssimative, invece, non servono a nessuno.

Sapere che il mercato andrà incontro a uno storno del 10%, senza conoscere le date esatte di inizio e fine discesa, è un'informazione inutile a livello operativo. Anzi, è soltanto "rumore" che contribuirà a confondere le idee.

Molti investitori con un orizzonte temporale di lungo periodo sanno benissimo fin dall'inizio che:

  • I mercati azionari (e non solo quelli) sono molto volatili.
  • Il loro investimento subirà molti alti e bassi nel corso degli anni e non dovrebbero preoccuparsene più di tanto.
  • Monitorare il rendimento in maniera ossessiva – ogni settimana se non addirittura ogni giorno – è controproducente, in quanto fonte di inutile stress.

Molti investitori sono perfettamente chiari che la loro strategia di investimento – ad esempio un PAC ventennale a rate costanti – non comporta alcun intervento discrezionale, a meno che non sia stato attentamente pianificato fin dall'inizio (cosa rarissima).

Eppure, fin da subito iniziano a scervellarsi su come sfruttare al meglio il prossimo crollo del mercato, o se non sia il caso di monetizzare un eventuale risultato inaspettato di breve termine. Senza rendersi conto che poi, una volta liquidato l'investimento, si ritrovano nella stessa situazione di prima: col dubbio di dove/come investire i soldi smobilizzati, che intanto sono un po' diminuiti a causa dell'imposta sul capital gain pagata al momento del disinvestimento.

Il problema è sempre il solito: si pianifica una strategia di lungo termine e non si riesce a seguirla senza volerla modificare in qualche modo.

Intervenire in modo discrezionale modificando la nostra strategia di investimento è deleterio. Se siamo fortunati, ci andrà bene una volta o due. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, faremo soltanto dei danni.

Sarebbe interessante esplorare i motivi per cui gli investitori, in molti casi, non riescono a rispettare le strategie che hanno scelto. La finanza comportamentale studia, tra le altre cose, proprio quei processi decisionali che portano gli investitori a compiere determinate scelte. 

Ne parleremo a tempo debito.

Nel frattempo, se il nostro orizzonte temporale d'investimento è di lungo termine, cerchiamo di seguire il consiglio di Paul Samuelson, uno dei più noti economisti del secolo scorso nonché vincitore del premio Nobel per l'economia nel 1970: "Investing should be more like watching paint dry or watching grass grow. If you want excitement, take $800 and go to Las Vegas".

Come giudichereste qualcuno che osserva la parete appena imbiancata ogni 5 minuti fin quando non è completamente asciutta? Oppure qualcuno che verifica ogni giorno di quanti millimetri è cresciuta l'erba del suo giardino?

Se controllate l'andamento del vostro investimento di lungo termine quotidianamente, state facendo come loro: se vi aiuta psicologicamente non è un problema, ma non vi farà guadagnare di più.

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